Mese: Maggio 2025

CONTROLLO STIPENDIO: DOCENTI A TEMPO DETERMINATO E INCARICATI IRC

Da più parti ci hanno fatto notare che alcuni cedolini mancano di voci nella retribuzione con conseguente perdita di denari. Ciò avviene a partire dal mese di febbraio 2025. Avevamo già invitato a controllare e avevamo inviato comunicazione alla Ragioneria dello Stato, ma a quanto pare si tratta di errori commessi dalle singole RTS territoriali a cui bisogna rivolgersi. Le voci mancanti sono in parte o tutti delle seguenti (distinti per ordine di scuola): 

119/K78 IND.VACANZA CONTRATTUALE (scuola secondaria)

129/K78 IND.VACANZA CONTRATTUALE (scuola secondaria)

975/K78 ANTICIPO RINNOVO CCNL 2022 – 2024 – 63,78 Euro (scuola secondaria)

119/K78 IND.VACANZA CONTRATTUALE (scuola infanzia e primaria)

129/K78 IND.VACANZA CONTRATTUALE (scuola infanzia e primaria)

975/K78 ANTICIPO RINNOVO CCNL 2022 – 2024 – 58,89 Euro (scuola infanzia e primaria)

Al fine di verificare vi inviamo la guida alla lettura e la richiesta da inviare alla RTS di competenza con Posta Certificata (va bene anche quella del coniuge o del figlio, purché nell’oggetto ci siano il cognome e nome e codice fiscale dell’interessato/a).

Una volta inviata lasciate trascorrere una settimana, se non avete ricevuto alcuna risposta o n. di protocollo dovete fare un secondo passaggio telefonico sollecitando una risposta.

Il cuneo fiscale, indicato con ESONERO. verrà liquidato a giugno, dunque non è presente in alcun cedolino paga di ruolo o non di ruolo. 

Qualora nel mese di luglio (gli stipendi vengono elaborati con 2 mesi di anticipo) non dovreste riscontrare nulla di nuovo vi invitiamo a contattarci a ricorsi@fensir.it.

ATTENZIONE INVIATE DIRETTAMENTE SE MANCA UNA DELLE VOCI DI CUI SOPRA CHIEDENDONE IL RECUPERO.

Proroga dei contratti di supplenza del personale ATA: chiarimenti e condizioni operative

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, con la nota n. 119043 del 23 maggio 2025, ha autorizzato la possibilità di prorogare i contratti di supplenza del personale ATA in scadenza al 30 giugno, per l’anno scolastico in corso.

Secondo quanto disposto, i Dirigenti scolastici potranno avanzare richiesta di proroga solo in presenza di effettive e documentate necessità, nei casi in cui non sia possibile garantire il regolare svolgimento dei servizi scolastici utilizzando il personale di ruolo o i supplenti annuali.

Le motivazioni ritenute valide comprendono, tra le altre:

  • lo svolgimento degli esami di Stato;
  • il recupero dei debiti formativi nelle scuole secondarie di secondo grado;
  • situazioni eccezionali che possano compromettere l’organizzazione scolastica e il corretto avvio del prossimo anno;
  • le attività amministrative connesse all’aggiornamento delle graduatorie di terza fascia ATA, particolarmente gravose quest’anno a causa della necessità di verificare le CIAD presentate dagli aspiranti per lo scioglimento della riserva.

Tali procedure richiedono un impegno amministrativo rilevante, aggravato dal numero consistente di posizioni da esaminare e dalla necessità di aggiornare tempestivamente le graduatorie per il 2025/2026.

Le richieste di proroga, motivate e formalmente redatte, dovranno essere trasmesse dagli istituti scolastici agli Uffici Scolastici Regionali competenti, che provvederanno ad autorizzarle entro i limiti e secondo i criteri previsti dalla nota ministeriale.

Il Ministero ha richiamato anche il riferimento normativo dell’art. 1, comma 7 del D.M. 430/2000, e le istruzioni precedenti (nota prot. n. 8556/2009 e nota n. 74742/2024), sottolineando la continuità interpretativa e operativa.

Referendum 8-9 Giugno 2025: I Quesiti in Voto e la Libertà di Scelta secondo Scienza e Coscienza

Roma, maggio 2025 – In occasione delle giornate dell’8 e 9 giugno, i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque referendum abrogativi, quattro dei quali riguardano il mondo del lavoro, mentre uno tocca il tema della cittadinanza. I quesiti, proposti da diversi comitati promotori e sostenuti da organizzazioni sindacali e civiche, mirano a modificare parti significative del quadro normativo attuale.


I cinque quesiti referendari

  1. Licenziamenti e tutele crescenti
    Il primo quesito chiede l’abrogazione della norma del Jobs Act che limita il reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, reintroducendo l’impianto dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
  2. Indennizzo per licenziamenti nelle piccole imprese
    Si propone di cancellare il tetto massimo dell’indennizzo per i lavoratori di aziende con meno di 15 dipendenti, affidando al giudice la piena valutazione dell’importo.
  3. Contratti a termine
    Il terzo quesito intende abrogare alcune deroghe legislative che facilitano l’utilizzo dei contratti a termine, restringendone l’applicazione per favorire forme di lavoro stabile.
  4. Responsabilità negli appalti per infortuni sul lavoro
    Con questo quesito si mira a rafforzare la responsabilità solidale delle imprese negli appalti, in particolare in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
  5. Accesso alla cittadinanza italiana
    L’ultimo quesito propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo minimo di residenza richiesto ai cittadini extra-UE per poter richiedere la cittadinanza italiana.

La posizione della Segreteria Generale Nazionale FENSIR

In merito ai referendum, la Segreteria Generale Nazionale FENSIR ha rilasciato una nota ufficiale in cui sottolinea l’importanza del voto come strumento di partecipazione democratica, dichiarando:

“La Segreteria Generale Nazionale FENSIR, riconoscendo la complessità e la rilevanza dei temi sottoposti a referendum, lascia piena libertà di scelta ai singoli aderenti e iscritti. Invitiamo ciascuno a valutare i quesiti con attenzione e a esprimersi secondo scienza e coscienza, nel rispetto del pluralismo e della responsabilità personale che devono guidare ogni decisione democratica.”

Questa presa di posizione riflette il principio di autonomia morale e civile che FENSIR riconosce ai propri associati, in un contesto di confronto aperto e costruttivo.


Quorum e partecipazione

Perché un referendum abrogativo sia valido, è necessario che si rechi alle urne almeno il 50% più uno degli aventi diritto. La partecipazione sarà decisiva: senza il quorum, anche l’esito favorevole non avrà effetto.


Informazioni utili

  • Si vota domenica 8 giugno (7:00-23:00) e lunedì 9 giugno (7:00-15:00).
  • Occorrono tessera elettorale e documento valido.
  • I fac-simile delle schede sono disponibili sul sito del Ministero dell’Interno: www.interno.gov.it.

1992 – 23 MAGGIO – 2025

Il 23 maggio 1992, nei pressi di Capaci, la mafia uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. L’attentato fu compiuto con 500 kg di tritolo posizionati sotto l’autostrada. Fu un attacco diretto allo Stato e a chi aveva osato sfidare Cosa Nostra con coraggio e determinazione.

Falcone, insieme a Paolo Borsellino, fu il simbolo della lotta alla mafia. Le sue indagini, il Maxiprocesso e il metodo investigativo innovativo cambiarono per sempre il modo di combattere la criminalità organizzata in Italia.

Oggi l’Italia lo ricorda come eroe della legalità, esempio di giustizia e impegno civile.
Come lui stesso disse:

“Gli uomini passano, le idee restano.”

RISULTATI TRASFERIMENTI DOCENTI

L’elenco dei trasferimenti e dei passaggi è disponibile sull’albo online dell’Ufficio territoriale competente, dove sono indicati, per ciascun nominativo, la scuola di destinazione, la tipologia di posto assegnato, il punteggio totale e le eventuali precedenze.

I docenti ai quali è stato concesso il trasferimento o il passaggio sono stati informati sia presso l’Ufficio territoriale di competenza sia tramite e-mail all’indirizzo registrato nel portale Istanze online.

Chi non ha ottenuto il trasferimento riceverà una comunicazione via e-mail all’indirizzo fornito nel portale e potrà visualizzare l’esito della propria domanda accedendo alla funzione dedicata su Istanze online.

Arretrati a giugno per docenti e ATA: il taglio del cuneo fiscale è una misura marginale contro la povertà salariale

Nel mese di giugno 2025, i lavoratori del comparto scuola – docenti e personale ATA – riceveranno in busta paga un accredito straordinario relativo al cosiddetto taglio del cuneo fiscale. Si tratta degli arretrati accumulati tra gennaio e maggio, che NoiPA provvederà a liquidare in un’unica soluzione. A ciò si aggiungerà, da giugno in poi, un aumento mensile dello stipendio netto, frutto della stessa misura fiscale.

Si parla di cifre che oscillano tra poche decine e qualche centinaio di euro. Ma al di là dell’entità numerica, resta una domanda aperta: si tratta davvero di un aiuto concreto per chi lavora nella scuola, o solo di un’operazione marginale priva di effetti strutturali?


Il taglio del cuneo fiscale: cosa significa e a chi si applica

Il cosiddetto “cuneo fiscale” è la somma delle tasse e dei contributi che gravano sul lavoro. Nel concreto, rappresenta la differenza tra il costo lordo che un datore di lavoro sostiene e lo stipendio netto che il lavoratore riceve. Il taglio operato dal Governo interviene sui contributi a carico del dipendente, riducendo la sua quota di versamento all’INPS.

Per l’anno in corso le percentuali sono:

  • Riduzione del 7% per redditi fino a 25.000 euro lordi annui;
  • Riduzione del 6% per redditi tra 25.001 e 35.000 euro.

Al di sopra di queste soglie, la misura non si applica.

La riduzione non comporta un danno pensionistico immediato (i contributi vengono accreditati come figurativi), ma riduce leggermente la base imponibile pensionabile, il che può avere effetti nel lungo termine. Tuttavia, l’impatto è generalmente contenuto.


Arretrati e aumenti mensili: quanto cambia davvero

Come riportato da Tuttolavoro24.it, nel cedolino NoiPA di giugno compariranno gli arretrati spettanti dal 1° gennaio al 31 maggio 2025.

Le cifre variano a seconda del profilo professionale (ATA, docente, grado di istruzione), dell’anzianità di servizio e della fascia stipendiale.

Secondo le tabelle pubblicate da Tuttolavoro24.it (che andrebbero inserite integralmente per completezza), gli importi netti una tantum sono i seguenti:

ProfiloArretrati netti stimati (gennaio–maggio)Aumento netto mensile (da giugno)
Collaboratore scolastico63 – 150 €10 – 25 €
Assistente amministrativo80 – 200 €15 – 35 €
Docente scuola primaria/infanzia90 – 280 €20 – 55 €
Docente scuola secondaria I/II grado110 – 416 €25 – 83 €

Fonte: Tuttolavoro24.it, 22 maggio 2025

Anche nella fascia più alta, parliamo di non più di 400 euro lordi complessivi per cinque mesi di arretrati e un incremento mensile che, in media, non supera i 50 euro netti. Sono importi che, pur rappresentando un piccolo sollievo, non incidono in modo significativo sul tenore di vita del personale scolastico.


Accettare o rinunciare al taglio? Scelta tecnica, impatto modesto

Tecnicamente, il lavoratore ha la possibilità di rinunciare al taglio del cuneo fiscale, scegliendo di continuare a versare l’intera quota contributiva. La rinuncia può essere effettuata tramite l’area riservata del portale NoiPA (sezione “Agevolazioni fiscali”).

Le sigle identificative sul cedolino sono:

  • E11 = riduzione contributiva (taglio cuneo fiscale);
  • E12 = ulteriore detrazione fiscale.

Ma in quali casi può avere senso rinunciare?

Può essere utile rinunciare se:

  • Si è vicini alla pensione e si vuole massimizzare la base contributiva.
  • Si ha una situazione pensionistica già fragile o discontinua.
  • Si ritiene poco significativo l’aumento netto rispetto al sacrificio futuro.

Nella maggior parte dei casi, invece:

  • Accettare la riduzione è più conveniente, poiché il beneficio immediato è tangibile e la perdita futura minima.
  • L’impatto sulla pensione si traduce in differenze annuali marginali, spesso inferiori a 50 euro annui.

Una misura tampone, non una riforma strutturale

Il taglio del cuneo fiscale è stato più volte presentato come uno strumento per ridare ossigeno alle retribuzioni medio-basse. Ma nel caso del personale scolastico, non affronta le vere criticità: stipendi tra i più bassi del pubblico impiego, blocco contrattuale decennale, carichi burocratici crescenti, e una forte svalutazione sociale della professione.

Questa misura non tocca il problema della povertà lavorativa, né interviene sulle dinamiche retributive che penalizzano soprattutto i più giovani e precari del comparto. È un intervento parziale e a scadenza, utile per alleggerire temporaneamente le spese di chi lavora, ma privo di prospettive di lungo periodo.

Sentenza sulla ricostruzione di carriera: la Cassazione riconosce l’anno 2013 solo ai fini giuridici. Resta il danno economico per migliaia di docenti e ATA

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10215/2024, pubblicata il 21 maggio 2025, ha posto un punto fermo sulla questione del riconoscimento dell’anno 2013 nella ricostruzione della carriera del personale scolastico. Il verdetto stabilisce che tale annualità deve essere riconosciuta esclusivamente ai fini giuridici, ma non ai fini economici, confermando la cosiddetta “sterilizzazione” operata dalla normativa emergenziale sul contenimento della spesa pubblica (D.L. 78/2010 e d.P.R. 122/2013).

Il danno è quantificabile

L’effetto concreto della decisione è una perdita economica media compresa tra i 2.000 e i 4.000 euro per ciascun docente o ATA coinvolto. Questo deriva dalle mancate differenze retributive, dal ritardo nel passaggio alle fasce stipendiali e dai riflessi sul trattamento di fine servizio.

La posizione della Fensir

Dura la reazione del Segretario Generale della Fensir, Giuseppe Favilla, che ha dichiarato:

“Quando la giustizia è cieca e cassa il diritto dei lavoratori, l’unica azione da fare è continuare a lottare.”

Favilla critica inoltre il fatto che la Corte abbia rimandato il possibile recupero dell’anno 2013 alla contrattazione collettiva:

“Demandare alla contrattazione una norma di legge non solo sembra strumentale, ma anche privo di senso. Ad oggi non sono riusciti a chiudere i sindacati rappresentativi un contratto degno di chiamarsi tale. Pensano di recuperare un intero anno sterilizzato con una contrattazione non prevista dalla normativa così come fu per il 2011 e 2012? Siamo presi ancora una volta in giro, anche dalla Suprema Corte.”

La strategia legale del sindacato

Il sindacato non intende rassegnarsi alla decisione della Cassazione e annuncia nuove azioni giudiziarie:

“Chiederemo ai giudici del lavoro se è corretto rinunciare obbedienti e fedeli al nostro diritto di lavoratori e di quanto ci è stato sottratto in nome di una spending review voluta dalla casta.”

Il nodo della disparità

Il vero nodo resta la scissione tra il riconoscimento giuridico e quello economico dell’anzianità. L’anno 2013 viene sì riconosciuto per concorsi, mobilità e graduatorie, ma non comporta alcun effetto stipendiale. Ciò si traduce in un ritardo di un anno nella progressione economica, con ripercussioni su tutta la carriera.

Conclusione

La sentenza, seppur chiara sotto il profilo normativo, lascia irrisolto il danno concreto per una categoria già penalizzata. Serve ora una risposta non solo giuridica, ma anche politica e contrattuale, capace di ristabilire un principio di equità sostanziale nei confronti dei lavoratori della scuola.

Il Consiglio di Stato riconosce il pieno punteggio per il servizio militare nelle graduatorie ATA: avviata la campagna di tutela FENSIR

Una sentenza di particolare rilievo per il personale ATA è stata emessa dal Consiglio di Stato (Sezione VII) con la decisione n. 3367/2025, che ha accolto l’appello di un gruppo di candidati contro il Ministero dell’Istruzione e del Merito, ribaltando il verdetto del TAR Lazio.

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Al centro della controversia vi era la corretta valutazione del servizio militare di leva o del servizio civile sostitutivo ai fini del punteggio nelle graduatorie di circolo e di istituto di III fascia del personale ATA per il triennio 2024–2027. Il Ministero, con il decreto n. 89 del 21 maggio 2024, aveva attribuito solamente 0,60 punti complessivi a chi aveva svolto il servizio militare non in costanza di rapporto di impiego scolastico, riservando invece il punteggio pieno di 6 punti annui (cioè 0,50 punti per ogni mese di servizio) solo a chi fosse stato già assunto.

I ricorrenti, difesi dall’avvocato Christian Conti, hanno contestato questa disparità come illegittima e incostituzionale, invocando il principio di uguaglianza (art. 3 Cost.) e la tutela del lavoratore che adempie agli obblighi di leva (art. 52, secondo comma, Cost.). Hanno anche richiamato la normativa specifica del settore scolastico, in particolare l’art. 569, comma 3, del D.Lgs. 297/1994, che sancisce che “il periodo di servizio militare di leva è valido a tutti gli effetti”, senza alcuna distinzione in base alla presenza o meno di un rapporto di lavoro.

Il Consiglio di Stato ha accolto integralmente queste argomentazioni, evidenziando che la normativa vigente non giustifica una differenziazione di punteggio per il servizio militare, il cui valore deve essere pienamente riconosciuto e proporzionato alla durata effettiva del servizio, fino a un massimo di 6 punti per anno. La sentenza ha quindi ordinato l’annullamento degli atti impugnati e il ricalcolo dei punteggi per i ricorrenti, con attribuzione del punteggio pieno spettante in base ai mesi effettivamente prestati in servizio militare o civile.

Di fronte a questa significativa pronuncia, la FENSIR (Federazione Sindacati Indipendenti Riformisti) ha annunciato l’avvio di una campagna nazionale di tutela legale e sindacale a favore di tutto il personale ATA che si trovi in una situazione analoga. L’obiettivo è garantire l’applicazione estensiva della sentenza a livello nazionale e assicurare che tutti gli interessati ottengano il giusto riconoscimento del servizio militare nei punteggi delle graduatorie scolastiche.

La federazione metterà a disposizione degli iscritti un servizio di consulenza e supporto per avviare eventuali ricorsi individuali o collettivi al contempo ha richiesto al Ministero di adeguarsi volontariamente al principio stabilito dal Consiglio di Stato, evitando così il contenzioso.

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Graduatorie secondaria IRC Lombardia: tempi e modalità. Mapelli: “Verifiche USR e tempi diversi tra regioni”

843 candidati per 448 posti nella scuola secondaria. Graduatorie diocesane, ma pubblicazione unica regionale. Attesa per il concorso ordinario.

In Lombardia il concorso straordinario per l’insegnamento della religione cattolica (IRC) nella scuola secondaria si avvicina alla fase decisiva. Con 843 candidati per 448 posti, l’interesse e l’attesa sono altissimi, soprattutto per coloro che da anni operano in condizioni di precarietà.

A fornire un quadro aggiornato sui tempi e le modalità è Mariangela Mapelli, segretaria nazionale del Fensir SAIR.

Tutti ammessi con riserva: verifiche USR in corso

“I tempi della redazione, in teoria, non dovrebbero essere lunghi,” afferma Mapelli. “Tutti i candidati sono ammessi alla prova orale con riserva, in quanto l’Ufficio Scolastico Regionale deve verificare la corrispondenza tra quanto dichiarato nella domanda e la documentazione effettiva.”

L’USR potrà richiedere ulteriori documenti, ma è importante ricordare che non sarà possibile integrare titoli ecclesiastici o anni di servizio non precedentemente dichiarati.

Graduatorie diocesane, ma pubblicate insieme a livello regionale

Anche se le graduatorie saranno formalmente diocesane, la gestione operativa è centralizzata:

“Le verifiche saranno curate unicamente dall’USR e la pubblicazione delle graduatorie avverrà contestualmente per tutte le diocesi lombarde,” chiarisce Mapelli.

Formalmente esiste una graduatoria unica regionale, ma per natura e statuto stesso dell’IRC legata alla diocesi le graduatorie sono articolare in ambito diocesano.

Quando usciranno le graduatorie?

In base alle stime attuali, la pubblicazione delle graduatorie potrebbe avvenire in un arco di tempo compreso tra uno e tre mesi dalla conclusione delle prove orali, così da permettere l’immissione in ruolo entro il 1° settembre 2025. Tuttavia, eventuali rallentamenti nella fase di verifica potrebbero influire sulla calendarizzazione.

Infanzia e primaria ancora in ritardo

Diversa la situazione per il concorso straordinario IRC per la scuola dell’infanzia e primaria, dove in Lombardia sono ancora 1.063 i candidati in attesa di concludere le prove. Attualmente, è operativa una sola commissione, che sta lavorando con lentezza, determinando ritardi significativi.

Concorso ordinario: bando già pubblicato

Nel frattempo si aspetta la calendarizzazione della prova scritta previsto dal bando del concorso ordinario per IRC, che rappresenta il secondo canale di accesso all’insegnamento. Non sono ancora state fissate le date delle prove, ma l’avvio è atteso entro il 2025.

Questo concorso è aperto a una platea più ampia, inclusi i docenti con titoli recenti e minore esperienza, offrendo una nuova opportunità di stabilizzazione.

“Serve superare i limiti della legge 186/2003”

Infine, Mapelli ha espresso una riflessione critica sul numero di posti disponibili:

“Avremmo preferito che le assunzioni si effettuassero sul 100% dei posti vacanti, superando i vincoli imposti dall’art. 2 della legge 186/2003, che limita l’accesso al 70% dei posti disponibili. L’emendamento approvato non fa altro che confermare il 70% e dunque i posti messi a concorso”

Una scelta normativa del 2003 non risponde più alle esigenze reali della scuola e ostacola una più rapida stabilizzazione del personale docente IRC ormai al 97% formato da uomini e donne laici e laiche.

Il concorso straordinario rappresenta un passaggio fondamentale per il futuro dell’IRC in Italia. Con l’avvio del canale ordinario e la prospettiva delle assunzioni entro settembre 2025, si apre una stagione di svolta che potrebbe finalmente porre fine a un lungo periodo di incertezza per centinaia di insegnanti.

Riforma dei tecnici in 4 anni: eliminare l’ora di religione è una scelta miope e pericolosa

La nuova riforma degli istituti tecnici e professionali, che riduce a quattro anni il percorso di studi, viene presentata come un passo avanti verso l’Europa e il mondo del lavoro. Ma dietro questa facciata “modernizzante” si nasconde un’operazione pericolosa che svuota la scuola della sua funzione educativa più profonda. Tra i tagli previsti, spicca l’eliminazione – di fatto – dell’ora di religione cattolica.

Non si tratta solo di un’ora in meno: si tratta di una visione della scuola impoverita, ridotta a luogo di addestramento tecnico, dove ogni spazio non direttamente funzionale alla produzione viene considerato superfluo. L’ora di religione, invece, è da sempre un tempo formativo, aperto al confronto, alla riflessione, alla costruzione del senso critico e dell’identità personale.

“La scuola è fatta per l’uomo, non per il mercato” – ricordava don Lorenzo Milani. Eppure questa riforma sembra andare nella direzione opposta: si privilegiano le competenze “utili” a scapito di quelle esistenziali, culturali, etiche. È una scelta che parla chiaro: meno umanità, più tecnica.

L’insegnamento della religione, oggi presente in quasi tutte le scuole italiane, è scelto da oltre l’80% degli studenti e si fonda su un programma condiviso tra Stato e Chiesa. Non è catechismo, ma educazione al dialogo, alla cittadinanza, alla spiritualità. È un’occasione per confrontarsi sui grandi temi dell’esistenza e della società, tanto più necessaria in un contesto segnato da disorientamento, conflitti e individualismo.

Tagliare questa ora significa limitare la libertà educativa, sottrarre agli studenti un tempo prezioso per interrogarsi su chi sono, cosa vogliono, che mondo vogliono costruire. E significa anche ignorare la realtà professionale di migliaia di docenti, che vedranno ridursi le loro ore senza alcuna garanzia di stabilità.

La scuola non si migliora con le forbici. Si migliora con la visione. E una scuola che ha visione sa che la persona vale più del suo curriculum. Sa che la formazione non può essere solo funzionale all’impresa, ma deve aiutare a diventare cittadini liberi, consapevoli, solidali.

Come docenti, come educatori, come lavoratori della scuola, rifiutiamo una riforma che toglie senso al nostro lavoro e valore al percorso dei nostri studenti. Difendiamo l’ora di religione come spazio di pensiero, cultura, relazione. E chiediamo che ogni cambiamento parta da chi la scuola la vive ogni giorno: gli insegnanti e gli studenti, non solo i tecnocrati.

La vera innovazione non è tagliare, ma dare più tempo a ciò che forma davvero.

di Domenico Carratù

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