COMUNICATI STAMPA

CCNL Istruzione e Ricerca 2022–2024: un rinnovo tardivo, povero e ingannevole

(Favilla: “Il gigante ha partorito il topolino”)

Ad oltre un anno dalla scadenza del contratto, il gigante della contrattazione ha finalmente partorito il topolino: un rinnovo che lascia l’amaro in bocca a tutto il personale della scuola, dell’università, dell’AFAM e della ricerca.

Le cifre diffuse in queste ore dai sindacati firmatari come “grande conquista” sono, in realtà, irrisorie. Oltre il 50% degli aumenti era già stato anticipato nel 2022 e nel 2023 con l’“anticipo del rinnovo contrattuale” previsto dall’art. 47-bis, comma 2, del D.Lgs. 165/2001 e dall’art. 1, comma 609, della Legge 234/2021.


Incrementi tabellari (art. 12 e tabelle A1-A2)

L’articolo 12 del contratto stabilisce che gli stipendi tabellari per docenti e personale ATA siano incrementati:

  • per il 2022 e il 2023, solo degli importi già anticipati dalle leggi di bilancio precedenti;
  • dal 1° gennaio 2024, degli importi indicati nella Tabella A1 (docenti) e A2 (ATA).

«Di fatto – commenta Giuseppe Favilla, Segretario Generale FENSIR – gli aumenti reali sono minimi: pochi euro lordi al mese dopo due anni di anticipo già percepito. È un rinnovo che non recupera nemmeno l’inflazione, ormai oltre il 14%. I lavoratori riceveranno in media tra 40 e 60 euro netti al mese: un’elemosina, non un contratto.»


Indennità fisse e accessorie (art. 14)

L’art. 14 prevede incrementi della Retribuzione Professionale Docenti (RPD), della parte fissa dell’indennità di direzione DSGA e del Compenso Individuale Accessorio ATA, ma con decorrenza dal 1° gennaio 2025 e finanziati con risorse già stanziate (art. 1, comma 121, Legge 207/2024).

«Si tratta di una partita di giro – continua Favilla –: non un euro nuovo, solo la riassegnazione di fondi già presenti. Si annuncia un aumento, ma lo si paga togliendo risorse da altri capitoli. È un trucco contabile, non una conquista sindacale.»


Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (art. 15)

Il Fondo MOF viene incrementato per il 2024 di 93,7 milioni di euro, ma la stessa cifra viene stabilmente ridotta dal 2025 per coprire gli aumenti fissi delle indennità.

«Nessun miglioramento reale per le scuole – osserva Favilla –. Si promette un investimento sull’offerta formativa, ma già l’anno successivo quei fondi spariscono. È un gioco delle tre carte, a danno della qualità dell’istruzione.»


Una tantum (art. 16)

L’art. 16 introduce un una tantum di 111,70 euro per i docenti e 270,70 euro per gli ATA, somme non pensionabili né utili al TFR (art. 13).

«Una cifra simbolica – afferma Favilla – che non copre neppure un mese di rincari. È una mancetta di fine stagione, non un riconoscimento del lavoro svolto.»

Struttura e relazioni sindacali (artt. 4–9 e art. 11)

Gli articoli da 4 a 9, relativi alle relazioni sindacali, ripropongono la stessa struttura del precedente contratto 2019–2021 (CCNL 18/01/2024).
Nessuna innovazione sui temi di partecipazione, contrattazione integrativa o valorizzazione professionale (art. 11 per la sezione Scuola).

«È lo stesso contratto del triennio scorso – sottolinea Favilla –. Cambiano solo le date. Nessuna riforma del sistema, nessuna attenzione alla dignità dei lavoratori. Si è perso un anno per firmare un copia-incolla.»

Le firme e le incoerenze

Nel testo firmato il 5 novembre 2025 risultano sottoscrittrici CISL, UIL, SNALS, GILDA, ANIEF e CISAL, mentre FLC CGIL non firma.

«La mancata firma della FLC CGIL – spiega Favilla – è la solita manfrina: una differenza tattica, non sostanziale. E fa sorridere vedere la UIL Scuola firmare oggi ciò che ieri aveva rifiutato. Se si voleva essere coerenti con i proclami del 2019, bisognava esserlo anche adesso.»

La posizione della FENSIR

«Questo rinnovo è una presa in giro per il personale della scuola, dell’università e della ricerca – dichiara Favilla –. Non valorizza nessuno, non premia il merito, non tutela il potere d’acquisto. È il risultato di una contrattazione svuotata, burocratica, senza coraggio. Ci chiediamo: ma cosa contrattano davvero i sindacati rappresentativi con l’ARAN? Di certo non gli interessi dei lavoratori.»

La FENSIR ribadisce la propria contrarietà all’ipotesi di CCNL 2022–2024 e invita tutto il personale del comparto a non lasciarsi ingannare dalle narrazioni trionfalistiche dei firmatari.
«È tempo – conclude Favilla – di una contrattazione vera, partecipata e trasparente, che restituisca dignità al lavoro pubblico e riconosca il valore quotidiano di chi garantisce il diritto all’istruzione e alla conoscenza.»

Roma, 6 novembre 2025
FENSIR – Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca

Funzioni quadro nella Scuola: la proposta FENSIR per un vero middle management

Giuseppe Favilla: “Serve una figura eletta, formata e riconosciuta contrattualmente, non un’estensione del potere dirigenziale”

Si continua a parlare di middle management nella scuola, anche a seguito delle dichiarazioni del presidente ANP, Antonello Giannelli, che ha descritto la condizione dei dirigenti scolastici come un lavoro “H24”, fatto di responsabilità amministrative, contabili e organizzative che superano ampiamente la dimensione educativa.
Da qui l’idea di introdurre figure intermedie che affianchino il dirigente nella gestione quotidiana degli istituti.

Una proposta che parte da un’esigenza reale — la complessità crescente della scuola — ma che, così come immaginata dall’ANP, rischia di accentrare ulteriormente il potere e di ridurre la partecipazione.
Un middle management nominato direttamente dal dirigente, infatti, sarebbe soltanto un prolungamento del suo ruolo e non un reale strumento di innovazione e condivisione gestionale.

La posizione della FENSIR: competenza, democrazia e riconoscimento

Su questo tema, la FENSIR propone una visione completamente diversa, fondata sulla partecipazione, la collegialità e la valorizzazione della professionalità docente.

Come spiega il Segretario Generale Giuseppe Favilla,

“Non possiamo riconoscere che la scuola non può essere governata solo dal dirigente, gravato da compiti che in qualunque altra amministrazione sono suddivisi tra più uffici, così come afferma Giannelli. Serve una struttura intermedia, ma che sia allo stesso tempo democratica, partecipata e competente”.

La proposta FENSIR prevede l’introduzione di funzioni quadro, cioè docenti con specifiche competenze organizzative, amministrative, progettuali e didattiche, elette o confermate dal collegio dei docenti e non nominate dal dirigente.

“Si tratta di figure che operano in stretto raccordo con la dirigenza — prosegue Favilla — ma con responsabilità relative e non assolute. Il dirigente mantiene la direzione unitaria dell’istituto, mentre le funzioni quadro coordinano e gestiscono settori specifici, garantendo una gestione più efficiente e realmente condivisa”.

Durata dell’incarico e riconoscimento contrattuale

La FENSIR ritiene fondamentale che l’incarico di funzione quadro abbia durata limitata, per evitare cristallizzazioni e favorire il ricambio.

“L’incarico — spiega Favilla — deve avere una durata di 5–7 anni, rinnovabile solo dopo verifica o nuova elezione. È giusto che la scuola si rinnovi e che le competenze si mettano periodicamente alla prova”.

Altrettanto decisivo è il riconoscimento economico e giuridico.

“L’emolumento spettante alla funzione quadro — sottolinea Favilla — deve essere corrisposto direttamente sul cedolino stipendiale mensile, non a carico del FIS (Fondo dell’Istituzione Scolastica). Si tratta di una posizione economica aggiuntiva stabile, che deve essere inserita nel Contratto Collettivo Nazionale del Comparto Istruzione e Ricerca – settore scuola, in analogia con le figure di Elevata Qualificazione (EQ) del personale ATA”.

Questo permetterebbe di riconoscere finalmente anche ai docenti una figura di alta qualificazione professionale, evitando di sottrarre risorse ai progetti didattici e alla contrattazione d’istituto.

Una scuola organizzata, partecipata e competente

Il modello proposto dalla FENSIR rappresenta un equilibrio tra efficienza organizzativa e democrazia professionale.

“Non vogliamo una scuola gerarchica — afferma Favilla — ma una scuola in cui la professionalità dei docenti venga riconosciuta anche sul piano organizzativo. Le funzioni quadro devono essere una risorsa per la scuola, non un prolungamento del potere dirigenziale”.

In questa prospettiva, il middle management non è uno strumento di controllo, ma un livello di responsabilità diffusa, fondato su competenza, partecipazione e riconoscimento contrattuale.
Un modo concreto per alleggerire il carico del dirigente, migliorare la gestione delle scuole e valorizzare il ruolo dei docenti all’interno di una governance più equa e moderna.

La FENSIR ribadisce con forza la propria proposta: funzioni quadro elette, formate, a termine e retribuite in modo stabile e strutturale.
Una visione che guarda a una scuola più organizzata e più giusta, dove la collaborazione sostituisce la gerarchia e la professionalità diventa il vero motore del cambiamento.

“La scuola non deve essere la scuola del dirigente — conclude Favilla — ma la scuola della comunità educativa, fondata sulla condivisione, sulla competenza e sul riconoscimento del lavoro di tutti.”

FENSIR: “Giannelli (ANP) guarda al passato. La scuola non è un’azienda, ma una comunità educativa”

Favilla: “La libertà dei docenti è un diritto costituzionale, non un privilegio da revocare”

FENSIR: “Giannelli guarda al passato. La scuola non è un’azienda, ma una comunità educativa”

Favilla: “La libertà dei docenti è un diritto costituzionale, non un privilegio da revocare”

Le recenti dichiarazioni del Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP), Antonello Giannelli, durante l’ottavo convegno nazionale dell’associazione, hanno riacceso un dibattito che il mondo della scuola sembrava aver superato: quello sull’assunzione diretta dei docenti da parte delle scuole e sull’idea di una permanenza obbligata dei docenti nella stessa sede di servizio.

Nel corso dell’intervista, Giannelli ha ribadito la necessità di introdurre nella scuola italiana una figura di “middle management” – un livello intermedio tra la dirigenza e il corpo docente – che supporti il dirigente nelle numerose attività gestionali e amministrative, argomento che tratteremo in un articolo specifico.
Ma la parte più controversa del suo intervento riguarda la proposta di reclutamento diretto dei docenti da parte delle scuole, con colloqui individuali e una stabilità assoluta nella sede di assunzione, senza possibilità di trasferimento.

“Le scuole dovrebbero poter assumere direttamente i docenti – ha dichiarato Giannelli – con colloqui condotti dal dirigente e dai docenti della materia. In questo modo si supererebbe il precariato e si garantirebbe stabilità fin dal primo giorno di scuola. Il docente diventerebbe docente di quella scuola, non di un’amministrazione centrale. Bisogna superare la logica di chi cambia sede ogni anno solo per avvicinarsi a casa.”


Favilla (FENSIR): “Un modello che cancella libertà e pluralismo”

La posizione della FENSIR, espressa dal Segretario Generale Giuseppe Favilla, è ferma e critica.
Per Favilla, l’idea di Giannelli non rappresenta una riforma moderna, ma un ritorno a un modello già sperimentato e fallito: quello introdotto dalla legge 107/2015, la cosiddetta Buona Scuola, che tentò di affidare ai dirigenti scolastici il potere di scegliere i docenti tramite “chiamata diretta”.

“Il Presidente ANP – afferma Favilla – sembra voler fare un salto indietro di dieci anni. La legge 107 aveva già provato a spostare il baricentro del reclutamento verso i dirigenti, ma quell’impianto non funzionò. Lo ricordo bene: all’epoca, come collaboratore del dirigente, partecipai alla selezione dei docenti attraverso la valutazione dei curricula. Fu un’esperienza positiva solo a metà. Quell’esperienza ci ha insegnato che la scuola pubblica non può adottare modelli aziendali di selezione del personale.”


“La libertà del docente è una garanzia per tutti”

Secondo la FENSIR, il modello proposto da Giannelli presenta tre gravi criticità di fondo:

  1. Riduzione della libertà professionale dei docenti:
    Legare il docente a vita a una singola scuola significa negargli la possibilità di crescita, di mobilità e di cambiamento, principi garantiti dalla Costituzione e dal contratto collettivo nazionale.
  2. Rischio di discrezionalità e clientelismo:
    Affidare la selezione ai dirigenti e ai consigli di docenti potrebbe aprire la porta a logiche soggettive, preferenze personali o valutazioni non meritocratiche, minando la trasparenza e l’imparzialità del sistema pubblico. Purtroppo rischio sempre presente, in tutti i contesti.
  3. Aziendalizzazione della scuola:
    L’idea di una “scuola-azienda”, dove il dirigente gestisce personale selezionato e vincolato, è lontana dalla natura educativa, democratica e collegiale dell’istituzione scolastica.
    La scuola non produce profitto, ma forma cittadini. Applicare modelli aziendali a contesti educativi rischia di snaturare il senso stesso del servizio pubblico.

“Oggi – aggiunge Favilla – la scelta migliore resta quella che fa il docente. La libertà di insegnamento e la possibilità di cambiare scuola non sono ostacoli, ma garanzie di qualità. I motivi per cui un docente scelga di cambiare scuola possono essere anche di carattere ambientale. Non si può pensare di costruire una scuola migliore togliendo libertà a chi ci lavora dentro.”


Autonomia sì, ma con regole comuni e trasparenti

La FENSIR riconosce la necessità di modernizzare la gestione scolastica e di alleggerire il carico amministrativo dei dirigenti, ma ritiene che ciò debba avvenire senza sacrificare diritti fondamentali né creare nuovi squilibri interni.
Per questo motivo, Favilla rilancia un concetto di autonomia responsabile, basata su criteri uniformi, formazione condivisa e valorizzazione del merito, ma all’interno di regole nazionali comuni.

“L’autonomia non deve diventare sinonimo di isolamento o arbitrio. È giusto rafforzare la struttura organizzativa delle scuole, ma la linea di confine tra gestione e libertà va mantenuta. I docenti non possono essere trattati come risorse aziendali, ma come professionisti della formazione e della crescita civile del Paese.”


Per la FENSIR, la scuola italiana ha bisogno di stabilità, competenza e coesione, ma non a scapito della libertà professionale.
Il sistema scolastico pubblico è una rete nazionale, fondata su principi di uguaglianza, trasparenza e partecipazione: valori che non possono essere compressi da logiche manageriali o da modelli organizzativi di tipo privatistico.

“Difendere la libertà e la dignità del lavoro docente – conclude Favilla – significa difendere la scuola pubblica stessa. L’autonomia va costruita nel rispetto delle persone, non sostituendo il principio educativo con un modello aziendale. La scuola è una comunità di apprendimento e di valori, non una catena di comando.”

“Per superare il precariato – conclude Favilla – non è necessario affidare l’assunzione dei docenti ai Dirigenti, ma che vengano assunti i docenti sul 100% dei posti liberi e vacanti anche in organico di fatto. Anzi superare definitivamente i due organici, di fatto e di diritto, considerando un solo organico. Come fare? Le proposte ci sono è la volontà che manca”.

Tutor dell’orientamento scuola secondaria di II grado: dopo 60 giorni dalla conclusione dell’anno scolastico i fondi non sono ancora arrivati alle scuole

Sono trascorsi ormai sessanta giorni dalla conclusione dell’anno scolastico 2024/2025, ma le risorse economiche destinate ai docenti tutor dell’orientamento e agli orientatori non risultano ancora accreditate sui conti delle istituzioni scolastiche.
Un ritardo che sta generando crescente malcontento tra i docenti coinvolti, che attendono da mesi il pagamento di un compenso maturato dopo un anno di intenso lavoro a supporto degli studenti nei percorsi di orientamento.

Un compenso importante, ancora bloccato

Il ruolo del tutor e dell’orientatore è stato introdotto con l’obiettivo di rafforzare il legame tra scuola e mondo del lavoro, accompagnando gli studenti nelle scelte formative e professionali. Si tratta di figure chiave del nuovo impianto orientativo previsto dal Ministero, che hanno dedicato tempo e professionalità a incontri, colloqui individuali, analisi dei profili e rapporti con le famiglie.

Tuttavia, a oggi, nonostante le attività si siano concluse regolarmente già a giugno, i fondi specifici per remunerare i tutor e gli orientatori non sono ancora stati trasferiti alle scuole.
Le segreterie, di conseguenza, non possono procedere alla liquidazione dei compensi, che in molti casi rappresentano un’integrazione economica significativa — anche di diverse migliaia di euro — a fronte di un impegno aggiuntivo rispetto al normale orario d’insegnamento.

Cresce l’esasperazione tra i docenti

In molte province, i tutor hanno espresso forte delusione per la mancanza di comunicazioni ufficiali e di tempistiche certe.
Il ritardo, spiegano diversi dirigenti scolastici, non dipende dalle scuole, ma dall’assenza dell’accredito dei fondi da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ciò crea un corto circuito amministrativo che, ancora una volta, scarica sul personale scolastico le conseguenze di lentezze burocratiche e ritardi nei trasferimenti.

La posizione della FENSIR

La FENSIR – Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca ha annunciato che inoltrerà una formale diffida al Ministero dell’Istruzione e del Merito, chiedendo l’immediato sblocco delle risorse e il pagamento dei compensi ai docenti tutor e orientatori.
Secondo la Federazione, non è accettabile che, dopo due mesi dalla fine dell’anno scolastico, chi ha portato avanti con serietà e dedizione un progetto nazionale non abbia ancora ricevuto quanto dovuto.

La FENSIR ricorda che i fondi sono già stati stanziati e devono essere tempestivamente trasferiti alle scuole, per evitare ulteriori ritardi che rischiano di compromettere la credibilità delle politiche di orientamento e di demotivare i docenti impegnati nel progetto.

Dopo il PNRR: un futuro incerto per il progetto

Va ricordato che l’intero impianto del progetto di orientamento scolastico e la figura del tutor si fondano, almeno in questa fase, sui finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Tali risorse, tuttavia, sono a termine: una volta esauriti i fondi europei, al momento non esiste una chiara previsione di copertura strutturale a livello nazionale.
Ciò significa che, senza un rifinanziamento stabile da parte dello Stato, il progetto rischia di non avere continuità e di interrompersi proprio quando cominciava a produrre risultati positivi nelle scuole.

Gli investimenti sulla scuola, inoltre, continuano a essere limitati, come confermato anche dalle ultime previsioni della legge di bilancio, che non prevedono incrementi significativi per il personale né per l’ampliamento dei progetti didattici.
Il rischio concreto è che l’orientamento rimanga un’iniziativa temporanea, destinata a dissolversi con la fine dei fondi PNRR, anziché diventare una componente stabile del sistema educativo.

Una questione di rispetto e di responsabilità

Il lavoro dei tutor e degli orientatori rappresenta una delle innovazioni più significative introdotte nella scuola italiana negli ultimi anni.
Tuttavia, la mancanza di puntualità nei pagamenti e l’incertezza sul futuro del progetto rischiano di minarne il valore, generando sfiducia e scoraggiamento tra i docenti coinvolti.
Garantire la regolarità dei compensi e la continuità delle iniziative non è solo una questione amministrativa, ma un atto di rispetto verso chi ha contribuito a rendere concreto il nuovo modello di orientamento previsto dal Ministero.

Questa sera, alle ore 21:30, su RaiTre andrà in onda “FarWest”, trasmissione condotta da Salvo Sottile.

Nel corso della puntata interverrà, in un’intervista a cura di Tommaso Mattei, il Segretario Generale FENSIR, Giuseppe Favilla.
Il tema al centro della discussione sarà quello dei diplomifici.

La FENSIR, fin dalle sue origini, si è sempre schierata dalla parte della trasparenza e della correttezza, sottolineando — così come evidenziato anche nell’articolo pubblicato sul nostro sito (“DL 45/2025: lotta ai diplomifici e sfida alla vera parità scolastica”) — come nel mondo delle scuole paritarie convivano realtà sane e di eccellenza accanto ad altre malate e opache.

Non si possono tuttavia colpevolizzare i docenti, molti dei quali — soprattutto nel Sud Italia — hanno iniziato la propria carriera cadendo, spesso per disperazione, nelle trame di chi ha trasformato l’educazione e la formazione in un business.
Per molti insegnanti si è trattato soltanto di una parentesi, talvolta vissuta con vergogna e riservatezza, ma considerata necessaria per poter poi accedere a un posto nella scuola statale.

È necessario rivedere l’intero sistema di controllo delle scuole paritarie, istituendo ispettori dedicati, veri ispettori, che operino a sorpresa e in maniera incisiva.
Serve inoltre coraggio da parte dei Presidenti e dei Commissari esterni nel denunciare le situazioni opache che possono emergere durante le sessioni dell’Esame di Maturità — che da oggi torna a chiamarsi così — momento cruciale per la verifica della credibilità del sistema scolastico italiano.


Carta del Docente – Precari: FENSIR pronta ai ricorsi di ottemperanza se il Ministero non riconoscerà gli arretrati

Il Sindacato FENSIR informa tutti i docenti interessati che, una volta riattivato il portale della Carta del Docente (https://cartadeldocente.istruzione.it), sarà fondamentale verificare l’effettiva disponibilità dei fondi previsti.

Nel caso in cui il sistema:

  • neghi l’accesso ai docenti precari aventi diritto,
    oppure
  • mostri esclusivamente l’importo annuale di €500,00 senza rendere disponibili gli arretrati previsti dalle sentenze già emanate,

il FENSIR avvierà immediatamente i ricorsi di ottemperanza presso i TAR competenti.

Tale procedura, fondata sul diritto e sull’obbligo dell’Amministrazione di dare piena esecuzione alle decisioni giurisdizionali, obbligherà il Ministero dell’Istruzione e del Merito a:

  1. attivare integralmente la Carta del Docente per tutti gli aventi diritto;
  2. rendere disponibili gli arretrati spettanti, come stabilito dalle sentenze dei Tribunali Amministrativi Regionali e del Consiglio di Stato.

Il ricorso di ottemperanza sarà promosso solo ed esclusivamente per i docenti che, pur rientrando tra gli aventi diritto, non avranno ricevuto i fondi previsti.

È previsto un contributo di partecipazione simbolico, necessario per coprire i costi procedurali, suddiviso in base alla tipologia di sentenza di riferimento (TAR o Consiglio di Stato).

Il FENSIR ribadisce il proprio impegno costante nella tutela dei diritti dei lavoratori della scuola e nel garantire la piena attuazione delle sentenze in materia di Carta del Docente.

Invitiamo tutti i docenti precari e di ruolo interessati a compilare il form disponibile al seguente link:
🔗 https://forms.gle/NU439dFHkWrdSznh8

Per aderire al ricorso è necessario essere iscritti al sindacato FENSIR e mantenere attiva l’iscrizione per tutta la durata della procedura.

SI RIPARTE CON UN NUOVO ANNO SCOLASTICO.

Per alcuni docenti e ATA sarà una nuova realtà, per altri la conferma nelle sedi dove sono da anni. Per alcuni sarà l’ultimo anno di insegnamento, per altri il primo… per altri ancora un momento a metà del cammino.

Per qualcuno questo è il giorno felice dell’immissione in ruolo come docente, docente di religione o ATA; per altri sarà invece un tempo di attesa, ancora uno o più anni prima del sospirato tempo indeterminato.

Ma per tutti, questo anno sarà un tempo in cui comunità educante, docenti, ATA, dirigenti, studenti e famiglie cercheranno insieme di dare il meglio: costruire ponti, trasmettere saperi e valori, affrontare le sfide quotidiane con responsabilità e passione.

Un nuovo anno, una nuova possibilità di crescita condivisa.

IRC in Lombardia: 315 docenti esclusi, errori nelle graduatorie e sindacati storici complici

Il Decreto USR Lombardia n. 1847 del 27 agosto 2025 avrebbe dovuto avviare la stabilizzazione degli insegnanti di religione cattolica della scuola dell’infanzia e primaria. Invece, ancora una volta, ci troviamo di fronte a un atto che approva solo le graduatorie, così come è avvenuto lo scorso 10 luglio per la secondaria, ma che rinvia parte delle assunzioni a data da destinarsi.

Il contingente era chiaro: 488 posti per infanzia e primaria, 445 per la secondaria. Con il DM n. 144 del 18 luglio 2025 erano stati aggiunti ulteriori posti, pari a 165 per l’infanzia e primaria e 150 per la secondaria, per un totale di 315 posti aggiuntivi. Eppure, la Lombardia è rimasta l’unica regione in cui questi numeri non sono stati recepiti in un decreto operativo. Un atto che, come ricorda la Fensir – il sindacato autonomo che ha contestato duramente il ritardo – “poteva essere fatto in 5 minuti con qualsiasi intelligenza artificiale, se quella umana non era in grado di elaborare un semplice calcolo proporzionale dei posti per diocesi”.

Errori clamorosi nelle graduatorie

Non bastasse il rinvio, le graduatorie pubblicate dall’USR Lombardia presentano errori madornali. Non solo l’attribuzione indebita di 4 punti per l’anno scolastico 2023/24, escluso dal bando, ma anche 4 punti sottratti ingiustamente a causa di un errore nella convalida dei titoli, frutto di un decreto mal formulato e rettificato in corsa. A questo si sommano calcoli sbagliati dei titoli culturali e il mancato rispetto delle precedenze previste.

Errori che alterano pesantemente le posizioni in graduatoria, danneggiando in particolare i candidati collocati nelle zone di confine tra assunzione certa e attesa.

La divisione illegittima di infanzia, primaria e secondaria

Non solo la secondaria. Le graduatorie lombarde, pubblicate il 10 luglio scorso, sono state suddivise per gradi scolastici (medie e superiori), in aperta violazione della legge 186/2003, che prevede due soli ruoli: da una parte infanzia e primaria, dall’altra tutta la secondaria. Una scelta amministrativa arbitraria, senza base normativa, che apre la porta a ricorsi e contenziosi.

Lo stesso errore si ripete anche per l’altro settore formativo: infanzia e primaria. Invece di essere trattate come un unico settore, con una sola graduatoria, sono state suddivise, creando ulteriore confusione e contravvenendo ancora una volta al quadro legislativo.

La denuncia dei sindacati autonomi

A denunciare con forza questa situazione sono la Fensir, attraverso il segretario generale nazionale Giuseppe Favilla, e il sindacato federato SAIR – Sindacato Autonomo Insegnanti di Religione, guidato da Mariangela Mapelli.

Favilla è netto: “Gli errori possono capitare – per distrazione, stanchezza, mancanza di chiarezza o fretta – ma quando emergono devono essere corretti. Invece qui non si è fatto nulla. E siamo di fronte all’unica regione d’Italia che non ha ancora applicato il DM 144/2025, nonostante sia un atto semplice e doveroso. La Lombardia si professa regione efficiente, ma in questo caso lascia tutti sbigottiti”.

Durissima anche Mariangela Mapelli, che denuncia la leggerezza con cui gli errori sono stati pubblicati sul sito ministeriale e nella piattaforma riservata: “Non solo i titoli sono stati valutati male, ma neppure è stata data la possibilità di correggere gli errori: meno di 12 ore dopo la pubblicazione della valutazione dei titoli culturali e di servizi, le graduatorie definitive erano già online, piene di sbagli che non possono essere ignorati e sottovalutati in quanto determinano l’effettivo diritto al ruolo. Chi si trova in alto in graduatoria ha una certezza di assunzione, ma chi è al confine del contingente assegnato rischia non solo di restare escluso, ma anche di subire revoche e spostamenti successivi”.

Il ruolo dei sindacati storici

Di fronte a questo scenario, colpisce ancora una volta il silenzio dei sindacati storici, in particolare di quello che da trent’anni si proclama “l’unico sindacato dei docenti di religione” – anche se ormai non è più così. Forte solo della sua rappresentatività riflessa, si è dimostrato incapace di difendere i lavoratori, di pretendere il rispetto del DM 144/2025 e di reagire agli errori macroscopici delle graduatorie.

Mentre Fensir e SAIR denunciano pubblicamente le omissioni, i sindacati “rappresentativi” si limitano a difendere la propria posizione, senza ottenere ciò che è legittimamente previsto per i docenti di religione in tutta Italia. Ancora una volta, la loro inerzia diventa complicità.

Oggi 315 docenti – 165 della primaria e 150 della secondaria – restano esclusi dal ruolo, vittime di rinvii, errori e di un’amministrazione incapace di garantire trasparenza. Ma vittime anche di un sindacato che da trent’anni vive di autocelebrazione e numeri ereditati, senza più capacità di conflitto.

Il tempo delle rendite di posizione è finito. Serve una svolta, servono nuove forze e nuove strategie. Perché il sindacato non può essere una vetrina, ma deve tornare ad essere strumento di tutela. E oggi, in Lombardia, di tutela vera non si vede traccia.

3 Anni di FENSIR: Orgoglio, Innovazione, Successi e Nuove Sfide

L’8 agosto 2025, la Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca (Fe.N.S.I.R.) celebra con orgoglio tre anni di attività sindacale al servizio del personale della scuola, dell’università e della ricerca. Nata con una visione moderna e pluralista, FENSIR. ha saputo crescere rapidamente e posizionarsi come un punto di riferimento serio e affidabile nel panorama sindacale italiano.

Pluralismo e prossimità: un sindacato che ascolta

FENSIR si è distinto fin da subito per il suo modello organizzativo snello, diretto, e radicato nella realtà delle persone. Le sue strutture autonome per docenti, ATA, IRC, dirigenti scolastici, universitari e personale Afam garantiscono una tutela mirata e competente. Il dialogo costante con i lavoratori è il cuore del sindacato: non un sindacato che parla al personale, ma con il personale.

Risultati concreti: CSPI, RSU e battaglie vinte

Il percorso di Fe.N.S.I.R. è già costellato di risultati rilevanti:

  • Oltre 2.600 voti ottenuti alle elezioni del CSPI, un traguardo che conferma la fiducia crescente da parte dei lavoratori della scuola, nonostante la giovane età dell’organizzazione;
  • Partecipazione attiva alle elezioni RSU, che ha visto il sindacato impegnato in tutta Italia in una sfida complessa ma affrontata con determinazione e trasparenza.

Queste vittorie rappresentano un riconoscimento dell’impegno profuso e allo stesso tempo aprono una nuova fase di crescita e responsabilità.

Formazione, Ricorsi e Supporto Continuo

Grazie al braccio operativo FENSIR Formazione ETS, il sindacato ha costruito un’offerta formativa strutturata, accessibile e riconosciuta. Sono centinaia i lavoratori che hanno usufruito di corsi, webinar, convenzioni universitarie e master, con un approccio attento alla qualità e alla spendibilità nei concorsi pubblici e nel percorso professionale.

Sul piano della tutela legale e amministrativa, FENSIR ha accompagnato docenti e ATA con ricorsi mirati e gratuiti, con particolare attenzione ai precari e ai docenti IRC.

Uno sguardo al futuro: servono nuovi membri per nuove sfide

Oggi, nel giorno del suo terzo compleanno, FENSIR non si accontenta dei risultati raggiunti. Le recenti sfide vinte, come le elezioni del CSPI e le RSU, sono solo l’inizio di un percorso più ampio: raggiungere e rappresentare tutto il personale della scuola, in ogni angolo d’Italia, con la stessa passione e presenza che hanno caratterizzato questi primi tre anni.

Per farlo, c’è bisogno del sostegno di nuovi membri, di persone che vogliano portare avanti una visione sindacale diversa, pulita, concreta, partecipata. Il futuro di FENSIR si scrive insieme, passo dopo passo, con la forza della comunità e la volontà di cambiare davvero il mondo della scuola.

Pausa (quasi) finita: riprendono le newsletter!

Dopo qualche giorno di meritato – anche se intermittente – riposo estivo, a causa del continuo supporto fornito ai docenti per la mobilità e per la scelta delle 150 preferenze GPS, oggi FENSIR riparte con slancio, anche nella comunicazione. Riprendono ufficialmente le nostre newsletter, per tenervi informati, aggiornati e sempre accompagnati nel vostro percorso professionale.


Auguri a tutti noi e a tutti voi della FENSIR

Tre anni fa è nata un’idea. Oggi è una realtà sindacale in crescita. Domani può essere una forza ancora più grande, con l’aiuto di tutti.

Religione cattolica: attese oltre 6.000 assunzioni per il 2025/26, ma il decreto non è ancora ufficiale

Cresce l’attesa per la pubblicazione del decreto ministeriale relativo alle immissioni in ruolo degli insegnanti di religione cattolica per l’anno scolastico 2025/2026. Secondo quanto anticipato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito durante un recente confronto con le organizzazioni sindacali, sarebbero 6.022 i posti destinati alle assunzioni a tempo indeterminato, su un totale di 8.050 posti vacanti e disponibili.

Un numero che, se confermato, andrebbe ben oltre i 4.500 posti inizialmente previsti dai due bandi del concorso straordinario, facendo ipotizzare un incremento di circa 1.500 posti, che seppur sottratti per quest’anno all’ordinario, saranno reintegrati con i pensionamenti del 2025/2026 e 2026/2027, dunque non avverrà lo scorrimento delle graduatorie dello straordinario per gli anni 2025/2026 e 2026/2027. Tuttavia, il decreto non è ancora stato pubblicato, e le cifre restano al momento non ufficiali, lasciando spazio a dubbi e incertezze nel settore.

Il commento del SAIR: “Siamo sempre trattati in modo diverso”

A esprimere il malessere della categoria è Mariangela Mapelli, Segretaria del Fensir SAIR (Sindacato Autonomo Insegnanti di Religione), che dichiara:

“È un momento di incertezza, come sempre d’altronde. Siamo abituati ad essere trattati come docenti con procedure diverse dagli altri, seppur nella sostanza, ad eccezione di qualche passaggio insignificante, che si risolve in una riga da inserire in un qualsiasi decreto che riguardi l’assunzione dei docenti di posti comuni e di sostegno. Ma il docente di religione deve aspettare… Ieri, 14 luglio, è stato annunciato e pubblicato il decreto per gli altri docenti, mentre i docenti di religione rimangono in attesa: tra supposizioni e incertezze.”

Mapelli sottolinea l’importanza del possibile incremento dei posti, ma invita alla prudenza:

“Bene che ci siano 1.500 posti in più per l’assunzione dei docenti dei concorsi straordinari, almeno così sembra essere, ma avremo conferma solo dopo la pubblicazione del decreto. Cerchiamo di non rimanere delusi se così non dovesse essere.”

Il concorso ordinario: domande tre volte superiori ai posti

Rimane alta anche l’attenzione sulle procedure ordinarie, che vedono coinvolti 6.195 candidati. Nel dettaglio:

  • 2.749 domande per il settore infanzia/primaria, a fronte di 927 posti disponibili
  • 3.446 domande per il settore secondaria di primo e secondo grado, per 1.001 posti

Numeri che confermano la forte domanda di stabilizzazione da parte dei docenti di religione, molti dei quali insegnano da anni con contratti a tempo determinato.

“È del tutto anacronistico – commenta Mapelli – il voler mantenere il 30% a tempo determinato così come previsto dalla legge 186/2003. I docenti di religione vogliono il ruolo e lo vogliono subito.”

Un’attesa che si ripete

L’impressione diffusa è che per i docenti di religione, l’attesa sia ormai la regola. Anche quest’anno, il decreto per le assunzioni degli altri docenti è stato pubblicato, mentre quello per gli insegnanti di religione ancora non compare all’orizzonte. I numeri, per ora, restano ipotesi. Le rassicurazioni fornite dal Ministero indicano una volontà di equilibrio tra le due procedure concorsuali (straordinaria e ordinaria), con una compensazione prevista a partire dal 2026/27, ma senza un testo ufficiale tutto resta nel campo delle intenzioni.

Speriamo di essere smentiti immediatamente, con la pubblicazione del decreto e l’avvio concreto delle assunzioni. Sarebbe il segnale atteso da anni, e potremmo finalmente gioire insieme a chi otterrà il ruolo, dopo un lungo percorso fatto di attesa, impegno e dedizione.

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