FENSIR SINDACATO

CCNL Istruzione e Ricerca 2022–2024: un rinnovo tardivo, povero e ingannevole

(Favilla: “Il gigante ha partorito il topolino”)

Ad oltre un anno dalla scadenza del contratto, il gigante della contrattazione ha finalmente partorito il topolino: un rinnovo che lascia l’amaro in bocca a tutto il personale della scuola, dell’università, dell’AFAM e della ricerca.

Le cifre diffuse in queste ore dai sindacati firmatari come “grande conquista” sono, in realtà, irrisorie. Oltre il 50% degli aumenti era già stato anticipato nel 2022 e nel 2023 con l’“anticipo del rinnovo contrattuale” previsto dall’art. 47-bis, comma 2, del D.Lgs. 165/2001 e dall’art. 1, comma 609, della Legge 234/2021.


Incrementi tabellari (art. 12 e tabelle A1-A2)

L’articolo 12 del contratto stabilisce che gli stipendi tabellari per docenti e personale ATA siano incrementati:

  • per il 2022 e il 2023, solo degli importi già anticipati dalle leggi di bilancio precedenti;
  • dal 1° gennaio 2024, degli importi indicati nella Tabella A1 (docenti) e A2 (ATA).

«Di fatto – commenta Giuseppe Favilla, Segretario Generale FENSIR – gli aumenti reali sono minimi: pochi euro lordi al mese dopo due anni di anticipo già percepito. È un rinnovo che non recupera nemmeno l’inflazione, ormai oltre il 14%. I lavoratori riceveranno in media tra 40 e 60 euro netti al mese: un’elemosina, non un contratto.»


Indennità fisse e accessorie (art. 14)

L’art. 14 prevede incrementi della Retribuzione Professionale Docenti (RPD), della parte fissa dell’indennità di direzione DSGA e del Compenso Individuale Accessorio ATA, ma con decorrenza dal 1° gennaio 2025 e finanziati con risorse già stanziate (art. 1, comma 121, Legge 207/2024).

«Si tratta di una partita di giro – continua Favilla –: non un euro nuovo, solo la riassegnazione di fondi già presenti. Si annuncia un aumento, ma lo si paga togliendo risorse da altri capitoli. È un trucco contabile, non una conquista sindacale.»


Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (art. 15)

Il Fondo MOF viene incrementato per il 2024 di 93,7 milioni di euro, ma la stessa cifra viene stabilmente ridotta dal 2025 per coprire gli aumenti fissi delle indennità.

«Nessun miglioramento reale per le scuole – osserva Favilla –. Si promette un investimento sull’offerta formativa, ma già l’anno successivo quei fondi spariscono. È un gioco delle tre carte, a danno della qualità dell’istruzione.»


Una tantum (art. 16)

L’art. 16 introduce un una tantum di 111,70 euro per i docenti e 270,70 euro per gli ATA, somme non pensionabili né utili al TFR (art. 13).

«Una cifra simbolica – afferma Favilla – che non copre neppure un mese di rincari. È una mancetta di fine stagione, non un riconoscimento del lavoro svolto.»

Struttura e relazioni sindacali (artt. 4–9 e art. 11)

Gli articoli da 4 a 9, relativi alle relazioni sindacali, ripropongono la stessa struttura del precedente contratto 2019–2021 (CCNL 18/01/2024).
Nessuna innovazione sui temi di partecipazione, contrattazione integrativa o valorizzazione professionale (art. 11 per la sezione Scuola).

«È lo stesso contratto del triennio scorso – sottolinea Favilla –. Cambiano solo le date. Nessuna riforma del sistema, nessuna attenzione alla dignità dei lavoratori. Si è perso un anno per firmare un copia-incolla.»

Le firme e le incoerenze

Nel testo firmato il 5 novembre 2025 risultano sottoscrittrici CISL, UIL, SNALS, GILDA, ANIEF e CISAL, mentre FLC CGIL non firma.

«La mancata firma della FLC CGIL – spiega Favilla – è la solita manfrina: una differenza tattica, non sostanziale. E fa sorridere vedere la UIL Scuola firmare oggi ciò che ieri aveva rifiutato. Se si voleva essere coerenti con i proclami del 2019, bisognava esserlo anche adesso.»

La posizione della FENSIR

«Questo rinnovo è una presa in giro per il personale della scuola, dell’università e della ricerca – dichiara Favilla –. Non valorizza nessuno, non premia il merito, non tutela il potere d’acquisto. È il risultato di una contrattazione svuotata, burocratica, senza coraggio. Ci chiediamo: ma cosa contrattano davvero i sindacati rappresentativi con l’ARAN? Di certo non gli interessi dei lavoratori.»

La FENSIR ribadisce la propria contrarietà all’ipotesi di CCNL 2022–2024 e invita tutto il personale del comparto a non lasciarsi ingannare dalle narrazioni trionfalistiche dei firmatari.
«È tempo – conclude Favilla – di una contrattazione vera, partecipata e trasparente, che restituisca dignità al lavoro pubblico e riconosca il valore quotidiano di chi garantisce il diritto all’istruzione e alla conoscenza.»

Roma, 6 novembre 2025
FENSIR – Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca

Funzioni quadro nella Scuola: la proposta FENSIR per un vero middle management

Giuseppe Favilla: “Serve una figura eletta, formata e riconosciuta contrattualmente, non un’estensione del potere dirigenziale”

Si continua a parlare di middle management nella scuola, anche a seguito delle dichiarazioni del presidente ANP, Antonello Giannelli, che ha descritto la condizione dei dirigenti scolastici come un lavoro “H24”, fatto di responsabilità amministrative, contabili e organizzative che superano ampiamente la dimensione educativa.
Da qui l’idea di introdurre figure intermedie che affianchino il dirigente nella gestione quotidiana degli istituti.

Una proposta che parte da un’esigenza reale — la complessità crescente della scuola — ma che, così come immaginata dall’ANP, rischia di accentrare ulteriormente il potere e di ridurre la partecipazione.
Un middle management nominato direttamente dal dirigente, infatti, sarebbe soltanto un prolungamento del suo ruolo e non un reale strumento di innovazione e condivisione gestionale.

La posizione della FENSIR: competenza, democrazia e riconoscimento

Su questo tema, la FENSIR propone una visione completamente diversa, fondata sulla partecipazione, la collegialità e la valorizzazione della professionalità docente.

Come spiega il Segretario Generale Giuseppe Favilla,

“Non possiamo riconoscere che la scuola non può essere governata solo dal dirigente, gravato da compiti che in qualunque altra amministrazione sono suddivisi tra più uffici, così come afferma Giannelli. Serve una struttura intermedia, ma che sia allo stesso tempo democratica, partecipata e competente”.

La proposta FENSIR prevede l’introduzione di funzioni quadro, cioè docenti con specifiche competenze organizzative, amministrative, progettuali e didattiche, elette o confermate dal collegio dei docenti e non nominate dal dirigente.

“Si tratta di figure che operano in stretto raccordo con la dirigenza — prosegue Favilla — ma con responsabilità relative e non assolute. Il dirigente mantiene la direzione unitaria dell’istituto, mentre le funzioni quadro coordinano e gestiscono settori specifici, garantendo una gestione più efficiente e realmente condivisa”.

Durata dell’incarico e riconoscimento contrattuale

La FENSIR ritiene fondamentale che l’incarico di funzione quadro abbia durata limitata, per evitare cristallizzazioni e favorire il ricambio.

“L’incarico — spiega Favilla — deve avere una durata di 5–7 anni, rinnovabile solo dopo verifica o nuova elezione. È giusto che la scuola si rinnovi e che le competenze si mettano periodicamente alla prova”.

Altrettanto decisivo è il riconoscimento economico e giuridico.

“L’emolumento spettante alla funzione quadro — sottolinea Favilla — deve essere corrisposto direttamente sul cedolino stipendiale mensile, non a carico del FIS (Fondo dell’Istituzione Scolastica). Si tratta di una posizione economica aggiuntiva stabile, che deve essere inserita nel Contratto Collettivo Nazionale del Comparto Istruzione e Ricerca – settore scuola, in analogia con le figure di Elevata Qualificazione (EQ) del personale ATA”.

Questo permetterebbe di riconoscere finalmente anche ai docenti una figura di alta qualificazione professionale, evitando di sottrarre risorse ai progetti didattici e alla contrattazione d’istituto.

Una scuola organizzata, partecipata e competente

Il modello proposto dalla FENSIR rappresenta un equilibrio tra efficienza organizzativa e democrazia professionale.

“Non vogliamo una scuola gerarchica — afferma Favilla — ma una scuola in cui la professionalità dei docenti venga riconosciuta anche sul piano organizzativo. Le funzioni quadro devono essere una risorsa per la scuola, non un prolungamento del potere dirigenziale”.

In questa prospettiva, il middle management non è uno strumento di controllo, ma un livello di responsabilità diffusa, fondato su competenza, partecipazione e riconoscimento contrattuale.
Un modo concreto per alleggerire il carico del dirigente, migliorare la gestione delle scuole e valorizzare il ruolo dei docenti all’interno di una governance più equa e moderna.

La FENSIR ribadisce con forza la propria proposta: funzioni quadro elette, formate, a termine e retribuite in modo stabile e strutturale.
Una visione che guarda a una scuola più organizzata e più giusta, dove la collaborazione sostituisce la gerarchia e la professionalità diventa il vero motore del cambiamento.

“La scuola non deve essere la scuola del dirigente — conclude Favilla — ma la scuola della comunità educativa, fondata sulla condivisione, sulla competenza e sul riconoscimento del lavoro di tutti.”

Concorso PNRR 3: prove scritte dal 27 novembre per infanzia e primaria, dall’1 al 5 dicembre per la secondaria

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato il calendario ufficiale delle prove scritte del Concorso Docenti PNRR 3, relative ai posti comuni e di sostegno per le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado.

Si tratta di un passaggio fondamentale nel percorso di reclutamento dei nuovi insegnanti previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che mira ad accelerare le procedure concorsuali e garantire l’immissione in ruolo dei vincitori già a partire dal prossimo anno scolastico.

Date ufficiali delle prove scritte

  • Scuola dell’infanzia e primaria: le prove si terranno mercoledì 27 novembre 2025, in due turni (mattutino e pomeridiano).
  • Scuola secondaria di primo e secondo grado: le prove si svolgeranno da lunedì 1 a venerdì 5 dicembre 2025, secondo il seguente calendario:
    • 1 dicembre (pomeriggio)
    • 2 dicembre (mattina e pomeriggio)
    • 4 dicembre (mattina e pomeriggio)
    • 5 dicembre (mattina e pomeriggio)

Orari e modalità di svolgimento

L’identificazione dei candidati è prevista alle 8:00 per il turno mattutino e alle 13:30 per quello pomeridiano.
Le prove si terranno dalle 9:00 alle 10:40 (turno mattutino) e dalle 14:30 alle 16:10 (turno pomeridiano).

Le prove si svolgeranno in modalità computer-based, con postazioni digitali predisposte dagli Uffici Scolastici Regionali. La durata complessiva sarà di circa 100 minuti, con 50 quesiti a risposta multipla riguardanti le competenze disciplinari, pedagogiche e didattiche richieste per ciascun grado di scuola.

Convocazioni e sedi d’esame

Le sedi di svolgimento saranno comunicate dagli Uffici Scolastici Regionali (USR) almeno 15 giorni prima dell’inizio delle prove, tramite pubblicazione sui rispettivi siti web istituzionali.

Ogni candidato potrà visionare la propria convocazione personale accedendo alla piattaforma “Concorsi e Procedure Selettive” tramite il Portale unico del reclutamento – inPA.

È obbligatorio presentarsi nel giorno e nell’orario indicati con documento di identità valido e codice fiscale. L’assenza, anche per cause di forza maggiore, comporta l’esclusione dalla procedura concorsuale.

Candidati con disabilità o esigenze particolari

I candidati che hanno presentato richiesta di ausili, strumenti compensativi o tempi aggiuntivi (ai sensi della legge 104/92 o per DSA) dovranno attenersi alle modalità comunicate dal proprio USR.
È prevista inoltre la possibilità di differimento della prova in caso di gravidanza o allattamento, secondo le procedure già indicate dal Ministero.

Un passo decisivo per il reclutamento dei nuovi docenti, ma ci sono ancora migliaia di docenti in attesa

Con questo nuovo concorso, il Ministero punta a coprire migliaia di posti vacanti nelle scuole italiane, favorendo l’ingresso di nuovi insegnanti formati secondo il modello previsto dal PNRR – Missione Istruzione.
L’obiettivo è quello di rendere più rapide le assunzioni e garantire la piena operatività del personale docente fin dall’inizio dell’anno scolastico 2026/27. Non possiamo che criticare questo impianto, infatti sono presenti ancora moltissimi docenti dei due concorsi PNRR precedenti in attesa del contratto finalizzato al ruolo: non sarebbe stato più opportuno svuotare le graduatorie?

In sintesi:

  • 27 novembre: prova per infanzia e primaria
  • 1–5 dicembre: prova per la secondaria
  • Modalità: computer-based
  • Durata: 100 minuti
  • 50 quesiti a risposta multipla

Permessi per il diritto allo studio – anno solare 2026

Scadenza presentazione domande: 15 novembre 2025
(salvo diversa data stabilita dall’Ufficio Scolastico Regionale o Provinciale competente)

Chi può fare domanda

Tutto il personale scolastico – docente, educativo e ATA, sia a tempo indeterminato che a tempo determinato – può richiedere di usufruire dei permessi straordinari retribuiti per il diritto allo studio (150 ore), previsti dal D.P.R. 23 agosto 1988, n. 395.
Anche i docenti di religione, sia di ruolo che supplenti, possono presentare domanda.

Finalità

I permessi sono concessi per la frequenza di corsi finalizzati al conseguimento di:

  • titoli di studio in corsi universitari o post-universitari;
  • titoli scolastici (scuole primarie, secondarie, professionali);
  • corsi di qualificazione professionale statali o legalmente riconosciuti.

Modalità di concessione

  • I beneficiari non possono superare il 3% della dotazione organica provinciale complessiva (con arrotondamento all’unità superiore).
  • A parità di condizioni, hanno precedenza coloro che non hanno mai usufruito dei permessi per lo stesso corso.
  • I permessi possono essere concessi anche in aggiunta a quelli per la formazione promossa dall’amministrazione.

Criteri di fruizione

Ai sensi dell’art. 37 del C.C.N.L. Istruzione e Ricerca 2019-2021, i criteri per la fruizione dei permessi sono definiti nella contrattazione decentrata regionale (CCIR).

Il personale beneficiario ha diritto:

  • a turni di lavoro che facilitino la frequenza ai corsi e la preparazione agli esami;
  • a non essere obbligato a svolgere lavoro straordinario.

È obbligatorio presentare certificazioni di iscrizione, frequenza ed esami sostenuti.
In mancanza di tali documenti, i permessi già fruiti saranno considerati aspettativa per motivi personali.

Ulteriori precisazioni

  • La C.M. n. 319 del 24 ottobre 1991 stabilisce che i permessi devono essere distribuiti proporzionalmente tra personale docente, educativo e ATA.
  • La C.M. n. 130 del 21 aprile 2000 chiarisce che i permessi spettano anche al personale a tempo determinato, in misura proporzionale al servizio prestato.
  • Il Consiglio di Stato (Parere n. 2760/96) ha riconosciuto il diritto anche ai lavoratori-studenti fuori corso o che cambiano facoltà.
  • La Corte di Cassazione (Sent. n. 10344/2008) ha precisato che i permessi retribuiti valgono solo per le ore di frequenza dei corsi coincidenti con l’orario di servizio, non per la preparazione agli esami o attività simili, salvo diversa previsione dei contratti regionali.

Come presentare la domanda

La domanda, in carta semplice, deve essere indirizzata al Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale (USP) tramite il Dirigente scolastico della scuola di servizio.
Scadenza: entro il 15 novembre 2025, salvo diversa data fissata dal proprio USR/AT.

Si consiglia di verificare sui siti degli Uffici Scolastici Regionali o Territoriali la disponibilità di moduli specifici predisposti per la presentazione della domanda.


Tribunale di Trieste: nuova vittoria FENSIR contro il Ministero dell’Istruzione per l’abuso dei contratti a termine

Il Tribunale di Trieste, con sentenza del 4 novembre 2025, ha accolto il ricorso presentato da una docente precaria patrocinata dal sindacato FENSIR e assistita dall’avv. Giovanni Battista Mascheretti del Foro di Bergamo, riconoscendo ancora una volta l’illegittima reiterazione dei contratti a tempo determinato da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Abusiva reiterazione dei contratti oltre i 36 mesi

Il Giudice ha dichiarato che il Ministero ha posto in essere nei confronti della ricorrente un’abusiva reiterazione dei contratti a termine oltre il limite massimo di 36 mesi, in violazione della normativa vigente e della giurisprudenza consolidata in materia di precariato scolastico.

Risarcimento per l’illegittima reiterazione

Per tale motivo, il Ministero è stato condannato al risarcimento del danno derivante dalla reiterazione illegittima dei contratti, in favore della docente ricorrente, nella misura di otto mensilità dell’ultima retribuzione utile ai fini del calcolo del trattamento di fine rapporto (TFR).
Il TFR è stato quantificato in € 1.773,78, oltre agli interessi legali e alla rivalutazione monetaria dalla data della domanda giudiziale fino al saldo.

Riconosciuto anche il diritto alla Carta Docente

Il Tribunale ha inoltre accertato il diritto della ricorrente ad ottenere la Carta Docente per le annualità 2020/2021, 2021/2022 e 2022/2023, per un importo di € 500,00 annui, condannando il Ministero a rendere disponibili le somme dovute (o l’equivalente strumento elettronico) con interessi e rivalutazione fino all’effettivo soddisfo.
È stata invece dichiarata inammissibile la domanda relativa all’annualità 2024/2025.

Condanna del Ministero alle spese legali

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito è stato altresì condannato alla rifusione delle spese processuali, liquidate in € 2.109,00 per compensi professionali, oltre agli accessori di legge e alla maggiorazione prevista dall’art. 4, comma c, del D.M. n. 55/2014.

FENSIR: “Un’altra vittoria nella nostra battaglia per la tutela dei precari”

Il sindacato FENSIR accoglie con soddisfazione questa decisione, che si inserisce nella scia di successi ottenuti in tutta Italia a tutela dei docenti precari e del personale scolastico.
Ancora una volta la magistratura riconosce l’illegittimità della reiterazione dei contratti a termine oltre i limiti previsti e il diritto dei lavoratori a ottenere un equo risarcimento e pari dignità rispetto ai colleghi di ruolo.

“Continueremo – afferma FENSIR – a difendere in ogni sede i diritti del personale precario, affinché venga riconosciuto il valore professionale e umano di chi, per anni, sostiene la scuola pubblica italiana senza le tutele dovute”.

Rinnovo CCNL Scuola: prosegue il negoziato, ma anche la FENSIR dice la sua — “Tanto rumore per aumenti ridicoli”

Roma, 31 ottobre 2025 – Incontro ARAN sul rinnovo del CCNL “Istruzione e Ricerca” 2022/2024

Si è svolto nella mattinata del 31 ottobre 2025 il previsto incontro tra ARAN e le organizzazioni sindacali per la prosecuzione del negoziato sul rinnovo del contratto 2022/2024 del comparto “Istruzione e Ricerca”.
La prossima convocazione è fissata per mercoledì 5 novembre, quando la trattativa entrerà nella fase conclusiva.

L’Agenzia ha illustrato i valori stipendiali ipotizzabili per i settori scuola, università, ricerca e AFAM.
Per la scuola, l’Aran ha confermato che nel futuro CCNL 2025/2027 gli aumenti medi a regime potrebbero attestarsi intorno ai 135 euro lordi mensili (142 per i docenti e 104 per il personale ATA).
Per l’attuale triennio 2022/24, tuttavia, gli incrementi effettivi restano molto più contenuti: tra 25 e 53 euro lordi mensili, considerando che oltre il 60% degli aumenti è già confluito in busta paga con il DL “Anticipi” n.145/2023.


CISL Scuola: “Chiudere subito l’intesa”

La segretaria generale Ivana Barbacci ha ribadito l’urgenza di chiudere la trattativa nel più breve tempo possibile:

“Arrivare rapidamente alla firma dell’intesa è indispensabile non solo per aprire la tornata successiva, ma anche per garantire subito ai lavoratori il saldo e gli arretrati spettanti.”


SNALS-CONFSAL: “Equità nell’una tantum e valorizzazione delle funzioni aggiuntive”

Il sindacato guidato da Elvira Serafini ha espresso la disponibilità a chiudere subito la parte economica, chiedendo però equità nella distribuzione dell’una tantum da 240 milioni di euro prevista dal Governo.
Lo SNALS ha inoltre sollecitato la chiusura delle sequenze contrattuali ancora aperte, il riconoscimento delle funzioni aggiuntive del personale docente e ATA, l’introduzione di indennità specifiche (sedi disagiate, bilinguismo, turni, responsabilità) e criteri più chiari per la mobilità verticale e le posizioni economiche ATA.


Federazione Gilda-Unams: “Serve un contratto autonomo per la docenza”

Il coordinatore nazionale Vito Carlo Castellana ha sottolineato la difficoltà di gestire in modo unitario un comparto che riunisce scuola, università, AFAM e ricerca:

“Il maxi-comparto è ingestibile, perché raccoglie realtà troppo diverse. Serve una contrattazione separata per la docenza, che riconosca la specificità del ruolo e delle responsabilità educative.”

La Federazione Gilda-Unams ha inoltre denunciato la forte discrepanza tra inflazione reale e risorse contrattuali: mentre l’aumento dei prezzi nel triennio ha superato il 16%, le risorse stanziate per il rinnovo coprono appena il 6%, aggravando il distacco retributivo rispetto al resto del pubblico impiego.


ANIEF: “Maggiori risorse al trattamento fondamentale”

Il sindacato ha chiesto di privilegiare gli incrementi tabellari, mantenendo la proporzione tra stipendio base e indennità già adottata nei precedenti contratti, e di destinare tutte le risorse disponibili al trattamento fondamentale.
Ha inoltre sollecitato la definizione delle somme accantonate nel CCNL 2019/2021 e il richiamo ai fondi di valorizzazione previsti dalle Leggi di Bilancio 2022 e 2024.
Per il triennio successivo 2025/2027, l’Aran stima un aumento medio del 5,4%, pari a circa 167 euro per il personale tecnico-amministrativo e 229 euro per ricercatori e tecnologi.


UIL Scuola

Al momento nessuna nota ufficiale è stata diffusa dalla UIL Scuola sull’incontro del 31 ottobre.


Gli aumenti reali in busta paga (fonte: ARAN / FLC CGIL)

Secondo le tabelle fornite dall’Aran, gli incrementi effettivi lordi che si concretizzeranno alla firma del contratto 2022/24 sono:

  • Collaboratori scolastici: 25–47 € lordi (≈ 17–30 € netti)
  • Assistenti ATA: 43–54 € lordi (≈ 28–36 € netti)
  • Docenti: 51–76 € lordi (≈ 34–50 € netti)
  • Funzionari e DSGA: 60–84 € lordi (≈ 40–55 € netti)

FENSIR – Giuseppe Favilla: “Tanto rumore per aumenti ridicoli”

Pur non partecipando alla contrattazione in quanto non rappresentativo, il sindacato FENSIR interviene con una posizione fortemente critica.

Il segretario generale Giuseppe Favilla dichiara:

“Siamo di fronte a tanto rumore per nulla. Dopo mesi di incontri e comunicati, gli aumenti reali in busta paga saranno tra i 17 euro netti del personale ATA e i 50 dei docenti.
In un contesto di inflazione che nel triennio ha superato il 15%, questi numeri sono del tutto insufficienti. Non si può parlare di valorizzazione della scuola con incrementi così modesti.”

Favilla aggiunge che l’attuale architettura del contratto, unica per tutto il comparto, non riflette la complessità e la varietà delle funzioni professionali presenti nella scuola.
A suo avviso, occorre avviare una riflessione strutturale sulle aree professionali, a partire dalle Elevate Qualificazioni (EQ):

“La figura delle Elevate Qualificazioni (EQ), introdotta con l’ultimo rinnovo e riservata oggi al solo personale ATA, avrebbe dovuto rappresentare un primo passo verso un middle management scolastico capace di integrare competenze gestionali e organizzative.
Tuttavia – osserva Favilla – la sua attuazione è ancora parziale, in attesa di indicazioni operative chiare e di un reale riconoscimento economico che valorizzi chi assume maggiori responsabilità.”

Favilla sottolinea infine la necessità di una nuova strutturazione collegiale delle funzioni quadro, appunto del middle management, che possa coinvolgere figure diverse – amministrative, tecniche e didattiche – in un modello di governance più partecipato e coerente con le esigenze delle scuole autonome.

“Senza una revisione dell’ordinamento e un riconoscimento chiaro delle responsabilità intermedie – conclude Favilla – il contratto continuerà a restare un documento formale, senza reale impatto sul lavoro quotidiano del personale scolastico.”

I comunicati diffusi tra il 30 e il 31 ottobre 2025 fotografano un negoziato ancora aperto, che proseguirà domani, 5 novembre, con l’obiettivo di chiudere la parte economica del contratto.
Tutte le sigle condividono l’urgenza di arrivare alla firma, ma divergono sulla valutazione dei risultati: gli aumenti previsti sono giudicati modesti e inadeguati a fronte dell’inflazione e della perdita di potere d’acquisto.

La FENSIR insiste sulla necessità di riconoscere la specificità del lavoro docente e di valorizzare le funzioni intermedie, come le Elevate Qualificazioni (EQ), all’interno di un sistema più coerente ed equilibrato di professionalità scolastiche, capace di distinguere con chiarezza le diverse responsabilità e competenze, per i docenti in un’ottica di partecipazione collegiale nell’individuare le funzioni quadro appartenenti al middle management.

Al tempo stesso, la FENSIR critica con forza l’operato delle sei sigle rappresentative, accusandole di aver ormai assunto un ruolo subalterno e compiacente nei confronti dell’amministrazione.
Secondo il segretario generale Giuseppe Favilla, queste organizzazioni «non rappresentano più i veri interessi dei lavoratori, ma piuttosto le logiche di gestione del sistema, accettando compromessi al ribasso e rinunciando a difendere con coraggio le condizioni retributive e professionali del personale della scuola».

Favilla avverte inoltre che, senza un cambio di rotta nella politica contrattuale, la scuola pubblica italiana rischia di rimanere imbrigliata in logiche burocratiche, dove a pagare il prezzo dell’immobilismo sono sempre coloro che operano quotidianamente nelle aule, negli uffici e tra i corridoi della scuola con funzioni di vigilanza e decoro.

Per la FENSIR, dunque, la priorità non è solo chiudere il contratto, ma cambiare metodo e prospettiva, restituendo alla contrattazione collettiva la sua funzione originaria: rappresentare i lavoratori!

Decreto Scuola 2025: tra annunci e realtà. Favilla (FENSIR): “Servono risorse vere, non misure simboliche”

Approvato il provvedimento che ridisegna Carta docente, contratto e formazione tecnica. Ma restano poche risorse e troppi interrogativi sulla direzione della scuola italiana.

Roma, 2 novembre 2025 – Il Decreto Scuola 2025 è stato approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati, diventando legge. Il provvedimento introduce diverse novità che toccano alcuni pilastri del sistema scolastico: dalla Carta del docente estesa ai precari, ai fondi “una tantum” per il rinnovo contrattuale, fino alla riorganizzazione dei percorsi tecnico-professionali.
Ma dietro la retorica del “rilancio del merito” e dell’innovazione, resta il nodo centrale: la mancanza di risorse strutturali.

Carta del docente estesa ai precari, ma la coperta è corta

Dal prossimo anno scolastico la Carta del docente sarà accessibile anche ai circa 190 mila insegnanti con contratto a termine. Una decisione accolta positivamente per il principio di equità che introduce, ma che rischia di essere vanificata dall’assenza di nuovi finanziamenti.
A parità di fondi, l’ampliamento della platea comporterà una riduzione dell’importo effettivo per ciascun docente, rendendo la misura più simbolica che sostanziale.
A ciò si aggiunge la limitazione sull’acquisto di dispositivi tecnologici: sarà possibile farlo solo una volta ogni quattro anni, un passo indietro rispetto all’obiettivo di digitalizzazione della scuola.

Contratto scuola: 240 milioni “una tantum”, un’elemosina per il comparto

Il decreto prevede 240 milioni di euro una tantum per il rinnovo del contratto e 15 milioni per l’assicurazione sanitaria integrativa estesa ai supplenti fino al 30 giugno.
Una cifra che, distribuita sull’intero personale scolastico, equivale a meno di 10 euro a testa.
Una misura che rischia di trasformarsi in un’operazione d’immagine: non un vero rinnovo contrattuale, ma un segnale di facciata che non affronta il problema dei salari fermi e del crescente disagio economico del personale della scuola.

Favilla (FENSIR): “Si parla di merito, ma si tagliano le competenze”

Il segretario generale della FENSIR, Giuseppe Favilla, accoglie con cautela il decreto:

“Bene, ma non benissimo. Permangono molte criticità. Riguardo alla Carta del docente hanno ampliato la platea, ma i fondi? Così anche i 240 milioni di euro che si traducono in meno di 10 euro a dipendente della scuola…”.

Favilla aggiunge una riflessione sul nuovo impianto dell’esame di maturità, che il decreto ridefinisce in chiave più “nozionistica”:

“C’è il rischio concreto di tornare a un esame che misura solo le conoscenze e non le competenze trasversali acquisite nel percorso scolastico. È un passo indietro culturale: la scuola del futuro non deve formare solo studenti preparati a rispondere, ma cittadini capaci di pensare e risolvere problemi in contesti complessi”.

Il leader FENSIR sottolinea infine che «ampliare platee e cambiare nomi alle misure non basta: servono risorse vere, formazione continua e contratti dignitosi. Senza investimenti, ogni riforma resta sulla carta».

Un bilancio ancora in chiaroscuro

Il Decreto Scuola 2025 porta con sé elementi di novità, ma non la svolta che il mondo della scuola attende. La questione salariale rimane aperta, la formazione è sottofinanziata e la visione pedagogica rischia di arretrare verso modelli ormai superati.
Senza un investimento stabile e una visione di lungo periodo, la scuola italiana continuerà a vivere di riforme annunciate e risultati incompiuti.

Ufficio Stampa FENSIR – Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca
Comunicato del 2 novembre 2025

FENSIR: “Giannelli (ANP) guarda al passato. La scuola non è un’azienda, ma una comunità educativa”

Favilla: “La libertà dei docenti è un diritto costituzionale, non un privilegio da revocare”

FENSIR: “Giannelli guarda al passato. La scuola non è un’azienda, ma una comunità educativa”

Favilla: “La libertà dei docenti è un diritto costituzionale, non un privilegio da revocare”

Le recenti dichiarazioni del Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP), Antonello Giannelli, durante l’ottavo convegno nazionale dell’associazione, hanno riacceso un dibattito che il mondo della scuola sembrava aver superato: quello sull’assunzione diretta dei docenti da parte delle scuole e sull’idea di una permanenza obbligata dei docenti nella stessa sede di servizio.

Nel corso dell’intervista, Giannelli ha ribadito la necessità di introdurre nella scuola italiana una figura di “middle management” – un livello intermedio tra la dirigenza e il corpo docente – che supporti il dirigente nelle numerose attività gestionali e amministrative, argomento che tratteremo in un articolo specifico.
Ma la parte più controversa del suo intervento riguarda la proposta di reclutamento diretto dei docenti da parte delle scuole, con colloqui individuali e una stabilità assoluta nella sede di assunzione, senza possibilità di trasferimento.

“Le scuole dovrebbero poter assumere direttamente i docenti – ha dichiarato Giannelli – con colloqui condotti dal dirigente e dai docenti della materia. In questo modo si supererebbe il precariato e si garantirebbe stabilità fin dal primo giorno di scuola. Il docente diventerebbe docente di quella scuola, non di un’amministrazione centrale. Bisogna superare la logica di chi cambia sede ogni anno solo per avvicinarsi a casa.”


Favilla (FENSIR): “Un modello che cancella libertà e pluralismo”

La posizione della FENSIR, espressa dal Segretario Generale Giuseppe Favilla, è ferma e critica.
Per Favilla, l’idea di Giannelli non rappresenta una riforma moderna, ma un ritorno a un modello già sperimentato e fallito: quello introdotto dalla legge 107/2015, la cosiddetta Buona Scuola, che tentò di affidare ai dirigenti scolastici il potere di scegliere i docenti tramite “chiamata diretta”.

“Il Presidente ANP – afferma Favilla – sembra voler fare un salto indietro di dieci anni. La legge 107 aveva già provato a spostare il baricentro del reclutamento verso i dirigenti, ma quell’impianto non funzionò. Lo ricordo bene: all’epoca, come collaboratore del dirigente, partecipai alla selezione dei docenti attraverso la valutazione dei curricula. Fu un’esperienza positiva solo a metà. Quell’esperienza ci ha insegnato che la scuola pubblica non può adottare modelli aziendali di selezione del personale.”


“La libertà del docente è una garanzia per tutti”

Secondo la FENSIR, il modello proposto da Giannelli presenta tre gravi criticità di fondo:

  1. Riduzione della libertà professionale dei docenti:
    Legare il docente a vita a una singola scuola significa negargli la possibilità di crescita, di mobilità e di cambiamento, principi garantiti dalla Costituzione e dal contratto collettivo nazionale.
  2. Rischio di discrezionalità e clientelismo:
    Affidare la selezione ai dirigenti e ai consigli di docenti potrebbe aprire la porta a logiche soggettive, preferenze personali o valutazioni non meritocratiche, minando la trasparenza e l’imparzialità del sistema pubblico. Purtroppo rischio sempre presente, in tutti i contesti.
  3. Aziendalizzazione della scuola:
    L’idea di una “scuola-azienda”, dove il dirigente gestisce personale selezionato e vincolato, è lontana dalla natura educativa, democratica e collegiale dell’istituzione scolastica.
    La scuola non produce profitto, ma forma cittadini. Applicare modelli aziendali a contesti educativi rischia di snaturare il senso stesso del servizio pubblico.

“Oggi – aggiunge Favilla – la scelta migliore resta quella che fa il docente. La libertà di insegnamento e la possibilità di cambiare scuola non sono ostacoli, ma garanzie di qualità. I motivi per cui un docente scelga di cambiare scuola possono essere anche di carattere ambientale. Non si può pensare di costruire una scuola migliore togliendo libertà a chi ci lavora dentro.”


Autonomia sì, ma con regole comuni e trasparenti

La FENSIR riconosce la necessità di modernizzare la gestione scolastica e di alleggerire il carico amministrativo dei dirigenti, ma ritiene che ciò debba avvenire senza sacrificare diritti fondamentali né creare nuovi squilibri interni.
Per questo motivo, Favilla rilancia un concetto di autonomia responsabile, basata su criteri uniformi, formazione condivisa e valorizzazione del merito, ma all’interno di regole nazionali comuni.

“L’autonomia non deve diventare sinonimo di isolamento o arbitrio. È giusto rafforzare la struttura organizzativa delle scuole, ma la linea di confine tra gestione e libertà va mantenuta. I docenti non possono essere trattati come risorse aziendali, ma come professionisti della formazione e della crescita civile del Paese.”


Per la FENSIR, la scuola italiana ha bisogno di stabilità, competenza e coesione, ma non a scapito della libertà professionale.
Il sistema scolastico pubblico è una rete nazionale, fondata su principi di uguaglianza, trasparenza e partecipazione: valori che non possono essere compressi da logiche manageriali o da modelli organizzativi di tipo privatistico.

“Difendere la libertà e la dignità del lavoro docente – conclude Favilla – significa difendere la scuola pubblica stessa. L’autonomia va costruita nel rispetto delle persone, non sostituendo il principio educativo con un modello aziendale. La scuola è una comunità di apprendimento e di valori, non una catena di comando.”

“Per superare il precariato – conclude Favilla – non è necessario affidare l’assunzione dei docenti ai Dirigenti, ma che vengano assunti i docenti sul 100% dei posti liberi e vacanti anche in organico di fatto. Anzi superare definitivamente i due organici, di fatto e di diritto, considerando un solo organico. Come fare? Le proposte ci sono è la volontà che manca”.

Carta Docente anche ai precari: importante vittoria FENSIR davanti al Tribunale di Locri

INuova e significativa affermazione in sede giudiziaria per i docenti a tempo determinato.
Il Tribunale di Locri – Sezione Lavoro, con sentenza n. 2160/2025, ha riconosciuto il diritto alla Carta del Docente anche ai precari della scuola, accogliendo integralmente il ricorso patrocinato dalla FENSIR – Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca, difeso dall’Avv. Attilio Piacente, e condannando il Ministero dell’Istruzione e del Merito all’attribuzione del bonus formativo di 500 euro per ciascun anno scolastico 2019/2020, 2020/2021, 2021/2022 e 2022/2023, per un totale di 2.000 euro, oltre interessi e rivalutazione. tt. Rodolfo Valentino Scarponi**, ha ritenuto che l’esclusione dei docenti con contratto a tempo determinato dal beneficio economico previsto dall’art. 1, comma 121, della legge n. 107/2015 (“Buona Scuola”) sia ingiustificata, discriminatoria e contraria ai principi costituzionali e al diritto europeo.

Richiamando le più recenti pronunce della Corte di Cassazione (sent. n. 29961/2023) e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-268/2024), il Tribunale ha ribadito che non può esservi alcuna distinzione tra docenti di ruolo e non di ruolo quando si tratta di garantire la formazione continua e l’aggiornamento professionale, elementi essenziali per la qualità del sistema scolastico.

“La formazione – si legge nella motivazione – costituisce un diritto fondamentale e una leva strategica per lo sviluppo della professionalità docente. La Carta del Docente non può essere riservata ai soli insegnanti a tempo indeterminato, poiché la prestazione lavorativa e le finalità educative sono identiche per tutti i docenti, indipendentemente dal tipo di contratto.”

Il Tribunale ha condannato il MIM non solo all’attribuzione della Carta Docente per quattro annualità, ma anche al pagamento delle spese processuali, riconoscendo pienamente le ragioni sostenute dai legali della FENSIR.


💬 Dichiarazione del Segret Giuseppe Favilla

“Questa sentenza rappresenta un ulteriore passo avanti nella tutela dei diritti del personale precario – sottolinea Giuseppe Favilla, Segretario Generale della FENSIR –.
È una decisione che ristabilisce giustizia e coerenza, ponendo fine a una disparità di trattamento che per anni ha penalizzato migliaia di insegnanti, pur impegnati ogni giorno con la stessa responsabilità, la stessa passione e la stessa professionalità dei colleghi di ruolo.
La Carta del Docente non è un privilegio, ma uno strumento di crescita e aggiornamento che deve essere riconosciuto a tutti coloro che contribuiscono al funzionamento della scuola pubblica italiana.
Ringraziamo i nostri legali per l’ottimo lavoro svolto e rinnoviamo l’impegno della Federazione nel proseguire questa battaglia di equità, affinché la formazione e la valorizzazione del personale diventino principi realmente universali nel mondo dell’istruzione.”


📣 Informazioni per i docenti interessati

La FENSIR invita tutti i docenti a tempo determinato che non hanno ancora percepito la Carta del Docente a valutare la possibilità di aderire ai nuovi ricorsi in via collettiva.
📩 Per informazioni, assistenza e adesioni è possibile scrivere a: ricorsi@fensir.it

Tutor dell’orientamento scuola secondaria di II grado: dopo 60 giorni dalla conclusione dell’anno scolastico i fondi non sono ancora arrivati alle scuole

Sono trascorsi ormai sessanta giorni dalla conclusione dell’anno scolastico 2024/2025, ma le risorse economiche destinate ai docenti tutor dell’orientamento e agli orientatori non risultano ancora accreditate sui conti delle istituzioni scolastiche.
Un ritardo che sta generando crescente malcontento tra i docenti coinvolti, che attendono da mesi il pagamento di un compenso maturato dopo un anno di intenso lavoro a supporto degli studenti nei percorsi di orientamento.

Un compenso importante, ancora bloccato

Il ruolo del tutor e dell’orientatore è stato introdotto con l’obiettivo di rafforzare il legame tra scuola e mondo del lavoro, accompagnando gli studenti nelle scelte formative e professionali. Si tratta di figure chiave del nuovo impianto orientativo previsto dal Ministero, che hanno dedicato tempo e professionalità a incontri, colloqui individuali, analisi dei profili e rapporti con le famiglie.

Tuttavia, a oggi, nonostante le attività si siano concluse regolarmente già a giugno, i fondi specifici per remunerare i tutor e gli orientatori non sono ancora stati trasferiti alle scuole.
Le segreterie, di conseguenza, non possono procedere alla liquidazione dei compensi, che in molti casi rappresentano un’integrazione economica significativa — anche di diverse migliaia di euro — a fronte di un impegno aggiuntivo rispetto al normale orario d’insegnamento.

Cresce l’esasperazione tra i docenti

In molte province, i tutor hanno espresso forte delusione per la mancanza di comunicazioni ufficiali e di tempistiche certe.
Il ritardo, spiegano diversi dirigenti scolastici, non dipende dalle scuole, ma dall’assenza dell’accredito dei fondi da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ciò crea un corto circuito amministrativo che, ancora una volta, scarica sul personale scolastico le conseguenze di lentezze burocratiche e ritardi nei trasferimenti.

La posizione della FENSIR

La FENSIR – Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca ha annunciato che inoltrerà una formale diffida al Ministero dell’Istruzione e del Merito, chiedendo l’immediato sblocco delle risorse e il pagamento dei compensi ai docenti tutor e orientatori.
Secondo la Federazione, non è accettabile che, dopo due mesi dalla fine dell’anno scolastico, chi ha portato avanti con serietà e dedizione un progetto nazionale non abbia ancora ricevuto quanto dovuto.

La FENSIR ricorda che i fondi sono già stati stanziati e devono essere tempestivamente trasferiti alle scuole, per evitare ulteriori ritardi che rischiano di compromettere la credibilità delle politiche di orientamento e di demotivare i docenti impegnati nel progetto.

Dopo il PNRR: un futuro incerto per il progetto

Va ricordato che l’intero impianto del progetto di orientamento scolastico e la figura del tutor si fondano, almeno in questa fase, sui finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Tali risorse, tuttavia, sono a termine: una volta esauriti i fondi europei, al momento non esiste una chiara previsione di copertura strutturale a livello nazionale.
Ciò significa che, senza un rifinanziamento stabile da parte dello Stato, il progetto rischia di non avere continuità e di interrompersi proprio quando cominciava a produrre risultati positivi nelle scuole.

Gli investimenti sulla scuola, inoltre, continuano a essere limitati, come confermato anche dalle ultime previsioni della legge di bilancio, che non prevedono incrementi significativi per il personale né per l’ampliamento dei progetti didattici.
Il rischio concreto è che l’orientamento rimanga un’iniziativa temporanea, destinata a dissolversi con la fine dei fondi PNRR, anziché diventare una componente stabile del sistema educativo.

Una questione di rispetto e di responsabilità

Il lavoro dei tutor e degli orientatori rappresenta una delle innovazioni più significative introdotte nella scuola italiana negli ultimi anni.
Tuttavia, la mancanza di puntualità nei pagamenti e l’incertezza sul futuro del progetto rischiano di minarne il valore, generando sfiducia e scoraggiamento tra i docenti coinvolti.
Garantire la regolarità dei compensi e la continuità delle iniziative non è solo una questione amministrativa, ma un atto di rispetto verso chi ha contribuito a rendere concreto il nuovo modello di orientamento previsto dal Ministero.

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