La questione della rappresentanza all’interno del Fondo pensione ESPERO merita una riflessione seria e senza retorica. Il Fondo, nato nel 2001 dall’accordo tra ARAN e le principali sigle sindacali del settore scuola (FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS-Confsal, GILDA-UNAMS, CIDA), ha lo scopo dichiarato di garantire ai lavoratori della scuola un’integrazione previdenziale a fronte del progressivo abbassamento delle pensioni pubbliche.
Tuttavia, dietro la veste di strumento neutrale e inclusivo, ESPERO è oggi anche un terreno di scontro politico e sindacale. In particolare, il meccanismo di elezione dei delegati rischia di trasformarsi in una mera riproposizione degli equilibri di potere sindacali tradizionali, anziché in un’occasione di reale rappresentanza dei lavoratori iscritti.
Le liste chiuse ai soli fondatori
Le liste elettorali di ESPERO, infatti, sono di fatto chiuse ai soli sindacati fondatori. Questo significa che chi appartiene ad altri sindacati o chi non si riconosce nelle grandi sigle storiche non ha alcuna possibilità di partecipare attivamente come candidato. Una limitazione grave, che svuota di senso la democrazia interna e relega gli iscritti al ruolo passivo di meri elettori, senza possibilità di scelta reale.
Una “casta” autoreferenziale
Il problema si aggrava se si considera che in cima alle liste non compaiono i lavoratori della scuola “comuni”, ma esclusivamente i rappresentanti sindacali nazionali delle sigle fondatrici. In questo modo le elezioni si trasformano in una passerella per una ristretta casta autoreferenziale, che perpetua sé stessa e difende posizioni di privilegio, senza alcun reale legame con le esigenze quotidiane dei docenti, del personale ATA o dei dirigenti scolastici che aderiscono al Fondo.
La posizione della FENSIR
Un esempio lampante è quello degli iscritti alla FENSIR – Federazione nuovi sindacati istruzione e ricerca. Molti di loro, pur riconoscendo che il Fondo possa rappresentare un’opportunità concreta per integrare la propria pensione, contestano duramente il sistema di rappresentanza. Infatti, il diritto a candidarsi è precluso a chi non appartiene obbligatoriamente ai sindacati “fondatori”, che si ostinano a mantenere un ruolo dominante nonostante un’impostazione giudicata da molti ormai anacronistica.
Per questo motivo la FENSIR ha scelto di invitare all’estenzionismo alle elezioni del Fondo ESPERO, in programma dal 27 al 29 ottobre, considerate una vera e propria farsa elettorale, inutile perché incapace di garantire pluralismo e vera rappresentanza democratica.
Un’operazione di forza
Non va dimenticato che l’adesione o non adesione al Fondo è diventata, nel tempo, un passaggio quasi obbligato per ogni lavoratore della scuola. In questo contesto, le elezioni dei delegati non rappresentano un momento di libertà e pluralismo, ma un atto di forza delle organizzazioni storiche, che possono così mantenere il controllo grazie alla loro lunga tradizione e alla posizione acquisita.
Una rappresentanza falsata
Consentire ai soli sindacati fondatori di candidare delegati significa negare la voce a nuove realtà associative, a gruppi indipendenti di lavoratori e a chi vorrebbe portare in ESPERO esperienze diverse. È un meccanismo che cristallizza la rappresentanza su logiche del passato e che non tiene conto delle trasformazioni del mondo della scuola e della pluralità delle sensibilità sindacali.
Perché dire no
Difendere questo modello significa accettare che un Fondo pensione, che dovrebbe servire esclusivamente agli interessi previdenziali dei lavoratori, venga piegato a logiche di potere sindacale. Dire no alla possibilità di candidarsi per altri sindacati non è un gesto di tutela del Fondo, ma un’ulteriore barriera contro il pluralismo e la partecipazione attiva degli iscritti.
ESPERO appartiene a tutti i lavoratori della scuola che vi aderiscono, non soltanto alle sigle che lo hanno fondato. Se davvero vuole essere uno strumento equo, inclusivo e moderno, deve aprirsi a una rappresentanza più libera e democratica, senza riserve di caccia per pochi soggetti “storici” e senza la logica della casta sindacale che oggi lo governa.

