Stress lavoro-correlato a scuola: tra normativa, conflitti interni e rischio mobbing
Lo stress lavoro-correlato non riguarda soltanto fabbriche e uffici. Anche la scuola è un luogo di lavoro complesso, dove la convivenza di ruoli e responsabilità diverse – dirigente scolastico, docenti, personale ATA e DSGA – può generare tensioni e malessere.
Ma qui entra in gioco la legge. Il d.lgs. 81/2008, Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, obbliga infatti il dirigente scolastico, in quanto datore di lavoro, a valutare e gestire lo stress lavoro-correlato al pari di qualunque altro rischio professionale.
La serenità come parte della salute
Il decreto non parla esplicitamente di serenità, ma la include nella definizione stessa di salute.
All’art. 2, lettera o) si legge:
“Salute: stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità.”TU-81-08-Ed.-Gennaio-2025-1
Questo significa che, per legge, la salute a scuola non si riduce a non ammalarsi o non farsi male: deve comprendere anche il benessere psichico, relazionale e organizzativo. In altre parole, lavorare in serenità.
Una scuola sotto pressione
Chi vive quotidianamente la scuola conosce bene le fonti di stress:
- Docenti sommersi da burocrazia, scadenze, programmi e classi numerose.
- Personale ATA che si trova spesso a colmare carenze di organico con turni pesanti e compiti aggiuntivi.
- Dirigenti scolastici schiacciati tra responsabilità legali e isolamento decisionale.
- DSGA che devono gestire procedure sempre più complesse con risorse limitate.
Quando questi fattori si accumulano, lo stress diventa cronico e mina la qualità del lavoro, del clima interno e perfino della didattica.
Dal disagio al mobbing
In alcuni casi, le tensioni possono trasformarsi in mobbing, ovvero comportamenti vessatori ripetuti ai danni di un lavoratore.
Esempi reali di scuola:
- un dirigente che affida incarichi punitivi o critica sistematicamente i docenti;
- un DSGA che distribuisce in modo squilibrato i carichi di lavoro tra assistenti;
- insegnanti che escludono un collega dalle attività collegiali;
- collaboratori scolastici che emarginano il nuovo assunto.
Comportamenti che non solo violano la dignità delle persone, ma incidono sul benessere collettivo dell’intera comunità scolastica.
Cosa dice la legge
L’art. 28 del D.Lgs. 81/2008 è esplicito:
“La valutazione… deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo dell’8 ottobre 2004.”
Inoltre, il DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) deve contenere non solo i rischi fisici e strutturali, ma anche quelli organizzativi e relazionali, con indicazioni precise su misure preventive e responsabilità.
La Commissione consultiva permanente ha stabilito che la valutazione debba articolarsi in due fasi:
- Valutazione preliminare → basata su indicatori oggettivi (assenze, turnover, conflitti registrati).
- Valutazione approfondita → se emergono criticità, si passa a questionari, focus group, interviste per raccogliere la percezione del personale.
La voce del sindacato
Sul tema interviene il Segretario Fensir, ricordando che la scuola non è solo un luogo di lavoro, ma di vocazione e relazioni:
“Il lavoro a scuola non è solo un lavoro fatto da cose da fare, ma una vocazione; un lavoro fatto di relazioni che non possono essere tossiche. I docenti devono sentirsi in un luogo sicuro, non tanto non esposti ad aggressioni fisiche ma nemmeno ad aggressioni verbali. Così anche il personale ATA non può essere trattato o sottovalutato né dal DS né dal DSGA.”
Parole che traducono in concreto il senso del “benessere” richiamato dalla legge.
Psicologo, figura chiave
Sempre più istituti coinvolgono psicologi non solo per studenti, ma anche per il personale. Il loro contributo è prezioso per:
- individuare segnali di disagio,
- mediare nei conflitti,
- formare docenti e ATA sulla gestione dello stress,
- accompagnare le scuole nella valutazione approfondita del rischio,
- intervenire nei casi di mobbing o di forte criticità.
Un caso concreto
In un istituto tecnico del Nord Italia, un alto numero di assenze tra i docenti ha spinto il dirigente a indagare. La valutazione preliminare ha segnalato criticità, poi confermate da questionari e focus group: carico burocratico e scarsa trasparenza nelle comunicazioni. Con il supporto di uno psicologo, sono stati organizzati incontri di confronto e formazione. Il risultato? Clima interno migliorato e calo delle assenze.
Conclusione
La legge parla di benessere fisico, mentale e sociale. In una scuola, questo si traduce in serenità: relazioni sane, comunicazione chiara, rispetto reciproco.
La prevenzione dello stress lavoro-correlato non è solo un obbligo formale per i dirigenti scolastici: è un investimento sul futuro della comunità scolastica. Perché dove lavoratori sereni insegnano e collaborano, gli studenti crescono meglio.







