CCNL Istruzione e Ricerca 2022–2024: un rinnovo tardivo, povero e ingannevole
(Favilla: “Il gigante ha partorito il topolino”)
Ad oltre un anno dalla scadenza del contratto, il gigante della contrattazione ha finalmente partorito il topolino: un rinnovo che lascia l’amaro in bocca a tutto il personale della scuola, dell’università, dell’AFAM e della ricerca.
Le cifre diffuse in queste ore dai sindacati firmatari come “grande conquista” sono, in realtà, irrisorie. Oltre il 50% degli aumenti era già stato anticipato nel 2022 e nel 2023 con l’“anticipo del rinnovo contrattuale” previsto dall’art. 47-bis, comma 2, del D.Lgs. 165/2001 e dall’art. 1, comma 609, della Legge 234/2021.
Incrementi tabellari (art. 12 e tabelle A1-A2)
L’articolo 12 del contratto stabilisce che gli stipendi tabellari per docenti e personale ATA siano incrementati:
- per il 2022 e il 2023, solo degli importi già anticipati dalle leggi di bilancio precedenti;
- dal 1° gennaio 2024, degli importi indicati nella Tabella A1 (docenti) e A2 (ATA).
«Di fatto – commenta Giuseppe Favilla, Segretario Generale FENSIR – gli aumenti reali sono minimi: pochi euro lordi al mese dopo due anni di anticipo già percepito. È un rinnovo che non recupera nemmeno l’inflazione, ormai oltre il 14%. I lavoratori riceveranno in media tra 40 e 60 euro netti al mese: un’elemosina, non un contratto.»
Indennità fisse e accessorie (art. 14)
L’art. 14 prevede incrementi della Retribuzione Professionale Docenti (RPD), della parte fissa dell’indennità di direzione DSGA e del Compenso Individuale Accessorio ATA, ma con decorrenza dal 1° gennaio 2025 e finanziati con risorse già stanziate (art. 1, comma 121, Legge 207/2024).
«Si tratta di una partita di giro – continua Favilla –: non un euro nuovo, solo la riassegnazione di fondi già presenti. Si annuncia un aumento, ma lo si paga togliendo risorse da altri capitoli. È un trucco contabile, non una conquista sindacale.»
Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (art. 15)
Il Fondo MOF viene incrementato per il 2024 di 93,7 milioni di euro, ma la stessa cifra viene stabilmente ridotta dal 2025 per coprire gli aumenti fissi delle indennità.
«Nessun miglioramento reale per le scuole – osserva Favilla –. Si promette un investimento sull’offerta formativa, ma già l’anno successivo quei fondi spariscono. È un gioco delle tre carte, a danno della qualità dell’istruzione.»
Una tantum (art. 16)
L’art. 16 introduce un una tantum di 111,70 euro per i docenti e 270,70 euro per gli ATA, somme non pensionabili né utili al TFR (art. 13).
«Una cifra simbolica – afferma Favilla – che non copre neppure un mese di rincari. È una mancetta di fine stagione, non un riconoscimento del lavoro svolto.»
Struttura e relazioni sindacali (artt. 4–9 e art. 11)
Gli articoli da 4 a 9, relativi alle relazioni sindacali, ripropongono la stessa struttura del precedente contratto 2019–2021 (CCNL 18/01/2024).
Nessuna innovazione sui temi di partecipazione, contrattazione integrativa o valorizzazione professionale (art. 11 per la sezione Scuola).
«È lo stesso contratto del triennio scorso – sottolinea Favilla –. Cambiano solo le date. Nessuna riforma del sistema, nessuna attenzione alla dignità dei lavoratori. Si è perso un anno per firmare un copia-incolla.»
Le firme e le incoerenze
Nel testo firmato il 5 novembre 2025 risultano sottoscrittrici CISL, UIL, SNALS, GILDA, ANIEF e CISAL, mentre FLC CGIL non firma.
«La mancata firma della FLC CGIL – spiega Favilla – è la solita manfrina: una differenza tattica, non sostanziale. E fa sorridere vedere la UIL Scuola firmare oggi ciò che ieri aveva rifiutato. Se si voleva essere coerenti con i proclami del 2019, bisognava esserlo anche adesso.»
La posizione della FENSIR
«Questo rinnovo è una presa in giro per il personale della scuola, dell’università e della ricerca – dichiara Favilla –. Non valorizza nessuno, non premia il merito, non tutela il potere d’acquisto. È il risultato di una contrattazione svuotata, burocratica, senza coraggio. Ci chiediamo: ma cosa contrattano davvero i sindacati rappresentativi con l’ARAN? Di certo non gli interessi dei lavoratori.»
La FENSIR ribadisce la propria contrarietà all’ipotesi di CCNL 2022–2024 e invita tutto il personale del comparto a non lasciarsi ingannare dalle narrazioni trionfalistiche dei firmatari.
«È tempo – conclude Favilla – di una contrattazione vera, partecipata e trasparente, che restituisca dignità al lavoro pubblico e riconosca il valore quotidiano di chi garantisce il diritto all’istruzione e alla conoscenza.»
Roma, 6 novembre 2025
FENSIR – Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca










