A un mese dalla pubblicazione del Decreto-Legge 45/2025, l’intervento normativo comincia a far sentire il suo peso nel dibattito sull’istruzione italiana. Il provvedimento, centrato su una stretta sulle scuole paritarie, si propone come una risposta decisa a fenomeni distorsivi del sistema educativo, come quello dei cosiddetti diplomifici – istituti che offrono scorciatoie per ottenere titoli di studio, spesso senza un reale percorso formativo.
Tra i primi a commentare con attenzione il decreto è stato Giuseppe Favilla, Segretario Generale della Fensir, il sindacato che si occupa anche della scuola paritaria. In una dichiarazione rilasciata pochi giorni fa, Favilla ha sottolineato:
“Circa un mese fa veniva pubblicato il DL 45. Un nuovo dispositivo di legge con diversi emendamenti, al momento, molto interessanti per il contrasto ai così detti ‘diplomifici’. Ricordiamoci anche però di quelle scuole paritarie di eccellenza che garantiscono anche una formazione di qualità. Siamo convinti che una scuola che dia pari opportunità a tutte e a tutti sia la strada giusta da prendere”.
Parole che aprono una riflessione importante: la battaglia ai diplomifici è sacrosanta, ma rischia di mettere nel mirino anche quelle realtà virtuose che operano con rigore e dedizione, spesso supplendo alle carenze del sistema pubblico.
DL 45/2025: tra necessità di controllo e rischi di generalizzazione
Il decreto interviene con decisione su diversi fronti:
- Limita a una sola classe terminale collaterale per ogni indirizzo nelle scuole paritarie, per evitare la creazione artificiale di “quinte parallele” finalizzate a diplomi facili.
- Rafforza i controlli sugli esami di idoneità, imponendo che, in caso di salto di due anni, la commissione sia presieduta da un dirigente scolastico esterno.
- Estende l’obbligo del protocollo informatico anche alle scuole paritarie, promuovendone la digitalizzazione e la trasparenza amministrativa.
Queste misure sono giustificate: le inchieste degli ultimi anni, come quelle di Repubblica e Tuttoscuola, hanno evidenziato un numero crescente di diplomifici, in particolare nel Sud Italia, dove in alcuni istituti venivano rilasciati centinaia di diplomi ogni anno con frequenze minime e percorsi opachi.
Scuole paritarie: un sistema complesso e variegato
Tuttavia, come ricorda giustamente Favilla, non tutte le scuole paritarie sono uguali. Accanto a realtà dubbie, esistono istituti di eccellenza, spesso gestiti da enti religiosi, fondazioni o cooperative, che erogano un servizio pubblico a tutti gli effetti, ma in regime di diritto privato. In molte aree del paese — specialmente nei piccoli centri — queste scuole rappresentano l’unica offerta formativa accessibile, e garantiscono inclusione, personalizzazione della didattica e qualità educativa.
Il rischio, quindi, è che una regolamentazione troppo rigida o indifferenziata soffochi queste esperienze virtuose, imponendo vincoli burocratici eccessivi o trattandole alla stregua delle realtà deviate. La vera sfida del legislatore, allora, non è solo “reprimere” gli abusi, ma anche promuovere e sostenere le buone pratiche.
Parità scolastica: un obiettivo ancora lontano
Il dibattito riapre anche una questione più ampia: che cos’è davvero la “parità scolastica”? Nella visione della legge 62/2000, le scuole paritarie sono parte integrante del sistema nazionale di istruzione e devono offrire pari opportunità. Ma nei fatti, molte famiglie non riescono ad accedervi per via dei costi, e gli stessi istituti paritari ricevono finanziamenti pubblici insufficienti per svolgere la loro funzione a pieno titolo.
In questo senso, la dichiarazione di Favilla lancia un messaggio importante: la lotta ai diplomifici non deve trasformarsi in una guerra ideologica contro l’intero comparto paritario, ma piuttosto in una riforma equa, che distingua tra chi imbocca scorciatoie e chi lavora per una scuola di qualità, accessibile e inclusiva. Parità anche del lavoro svolto, come la mancanza di riconoscimento ai docenti transitati nel sistema statale di vedersi riconosciuta per intero la carriera maturata nella scuola paritaria: “Riteniamo che sia assolutamente iniqua la norma a maggior ragione in presenza di norme che prevedevano fino al 2007 il riconoscimento del servizio nelle scuole pareggiate/parificate, oggi paritarie, nella carriera scolastica statale: bisogna modificare anche questa norma, una necessità nell’orizzonte dell’equità e della giustizia” conclude Favilla
Il DL 45/2025 è un primo passo importante per ripristinare fiducia nel sistema scolastico italiano, ma dovrà essere seguito da interventi più strutturali e differenziati. Punire chi svilisce il valore del titolo di studio è giusto, ma riconoscere e sostenere chi fa scuola con serietà è altrettanto necessario. La parità, come dice Favilla, è un valore democratico. Realizzarla davvero significa non solo vigilare, ma anche investire e credere in tutte le scuole che, ogni giorno, educano e formano coscienze.