Roma, 31 ottobre 2025 – Incontro ARAN sul rinnovo del CCNL “Istruzione e Ricerca” 2022/2024

Si è svolto nella mattinata del 31 ottobre 2025 il previsto incontro tra ARAN e le organizzazioni sindacali per la prosecuzione del negoziato sul rinnovo del contratto 2022/2024 del comparto “Istruzione e Ricerca”.
La prossima convocazione è fissata per mercoledì 5 novembre, quando la trattativa entrerà nella fase conclusiva.

L’Agenzia ha illustrato i valori stipendiali ipotizzabili per i settori scuola, università, ricerca e AFAM.
Per la scuola, l’Aran ha confermato che nel futuro CCNL 2025/2027 gli aumenti medi a regime potrebbero attestarsi intorno ai 135 euro lordi mensili (142 per i docenti e 104 per il personale ATA).
Per l’attuale triennio 2022/24, tuttavia, gli incrementi effettivi restano molto più contenuti: tra 25 e 53 euro lordi mensili, considerando che oltre il 60% degli aumenti è già confluito in busta paga con il DL “Anticipi” n.145/2023.


CISL Scuola: “Chiudere subito l’intesa”

La segretaria generale Ivana Barbacci ha ribadito l’urgenza di chiudere la trattativa nel più breve tempo possibile:

“Arrivare rapidamente alla firma dell’intesa è indispensabile non solo per aprire la tornata successiva, ma anche per garantire subito ai lavoratori il saldo e gli arretrati spettanti.”


SNALS-CONFSAL: “Equità nell’una tantum e valorizzazione delle funzioni aggiuntive”

Il sindacato guidato da Elvira Serafini ha espresso la disponibilità a chiudere subito la parte economica, chiedendo però equità nella distribuzione dell’una tantum da 240 milioni di euro prevista dal Governo.
Lo SNALS ha inoltre sollecitato la chiusura delle sequenze contrattuali ancora aperte, il riconoscimento delle funzioni aggiuntive del personale docente e ATA, l’introduzione di indennità specifiche (sedi disagiate, bilinguismo, turni, responsabilità) e criteri più chiari per la mobilità verticale e le posizioni economiche ATA.


Federazione Gilda-Unams: “Serve un contratto autonomo per la docenza”

Il coordinatore nazionale Vito Carlo Castellana ha sottolineato la difficoltà di gestire in modo unitario un comparto che riunisce scuola, università, AFAM e ricerca:

“Il maxi-comparto è ingestibile, perché raccoglie realtà troppo diverse. Serve una contrattazione separata per la docenza, che riconosca la specificità del ruolo e delle responsabilità educative.”

La Federazione Gilda-Unams ha inoltre denunciato la forte discrepanza tra inflazione reale e risorse contrattuali: mentre l’aumento dei prezzi nel triennio ha superato il 16%, le risorse stanziate per il rinnovo coprono appena il 6%, aggravando il distacco retributivo rispetto al resto del pubblico impiego.


ANIEF: “Maggiori risorse al trattamento fondamentale”

Il sindacato ha chiesto di privilegiare gli incrementi tabellari, mantenendo la proporzione tra stipendio base e indennità già adottata nei precedenti contratti, e di destinare tutte le risorse disponibili al trattamento fondamentale.
Ha inoltre sollecitato la definizione delle somme accantonate nel CCNL 2019/2021 e il richiamo ai fondi di valorizzazione previsti dalle Leggi di Bilancio 2022 e 2024.
Per il triennio successivo 2025/2027, l’Aran stima un aumento medio del 5,4%, pari a circa 167 euro per il personale tecnico-amministrativo e 229 euro per ricercatori e tecnologi.


UIL Scuola

Al momento nessuna nota ufficiale è stata diffusa dalla UIL Scuola sull’incontro del 31 ottobre.


Gli aumenti reali in busta paga (fonte: ARAN / FLC CGIL)

Secondo le tabelle fornite dall’Aran, gli incrementi effettivi lordi che si concretizzeranno alla firma del contratto 2022/24 sono:

  • Collaboratori scolastici: 25–47 € lordi (≈ 17–30 € netti)
  • Assistenti ATA: 43–54 € lordi (≈ 28–36 € netti)
  • Docenti: 51–76 € lordi (≈ 34–50 € netti)
  • Funzionari e DSGA: 60–84 € lordi (≈ 40–55 € netti)

FENSIR – Giuseppe Favilla: “Tanto rumore per aumenti ridicoli”

Pur non partecipando alla contrattazione in quanto non rappresentativo, il sindacato FENSIR interviene con una posizione fortemente critica.

Il segretario generale Giuseppe Favilla dichiara:

“Siamo di fronte a tanto rumore per nulla. Dopo mesi di incontri e comunicati, gli aumenti reali in busta paga saranno tra i 17 euro netti del personale ATA e i 50 dei docenti.
In un contesto di inflazione che nel triennio ha superato il 15%, questi numeri sono del tutto insufficienti. Non si può parlare di valorizzazione della scuola con incrementi così modesti.”

Favilla aggiunge che l’attuale architettura del contratto, unica per tutto il comparto, non riflette la complessità e la varietà delle funzioni professionali presenti nella scuola.
A suo avviso, occorre avviare una riflessione strutturale sulle aree professionali, a partire dalle Elevate Qualificazioni (EQ):

“La figura delle Elevate Qualificazioni (EQ), introdotta con l’ultimo rinnovo e riservata oggi al solo personale ATA, avrebbe dovuto rappresentare un primo passo verso un middle management scolastico capace di integrare competenze gestionali e organizzative.
Tuttavia – osserva Favilla – la sua attuazione è ancora parziale, in attesa di indicazioni operative chiare e di un reale riconoscimento economico che valorizzi chi assume maggiori responsabilità.”

Favilla sottolinea infine la necessità di una nuova strutturazione collegiale delle funzioni quadro, appunto del middle management, che possa coinvolgere figure diverse – amministrative, tecniche e didattiche – in un modello di governance più partecipato e coerente con le esigenze delle scuole autonome.

“Senza una revisione dell’ordinamento e un riconoscimento chiaro delle responsabilità intermedie – conclude Favilla – il contratto continuerà a restare un documento formale, senza reale impatto sul lavoro quotidiano del personale scolastico.”

I comunicati diffusi tra il 30 e il 31 ottobre 2025 fotografano un negoziato ancora aperto, che proseguirà domani, 5 novembre, con l’obiettivo di chiudere la parte economica del contratto.
Tutte le sigle condividono l’urgenza di arrivare alla firma, ma divergono sulla valutazione dei risultati: gli aumenti previsti sono giudicati modesti e inadeguati a fronte dell’inflazione e della perdita di potere d’acquisto.

La FENSIR insiste sulla necessità di riconoscere la specificità del lavoro docente e di valorizzare le funzioni intermedie, come le Elevate Qualificazioni (EQ), all’interno di un sistema più coerente ed equilibrato di professionalità scolastiche, capace di distinguere con chiarezza le diverse responsabilità e competenze, per i docenti in un’ottica di partecipazione collegiale nell’individuare le funzioni quadro appartenenti al middle management.

Al tempo stesso, la FENSIR critica con forza l’operato delle sei sigle rappresentative, accusandole di aver ormai assunto un ruolo subalterno e compiacente nei confronti dell’amministrazione.
Secondo il segretario generale Giuseppe Favilla, queste organizzazioni «non rappresentano più i veri interessi dei lavoratori, ma piuttosto le logiche di gestione del sistema, accettando compromessi al ribasso e rinunciando a difendere con coraggio le condizioni retributive e professionali del personale della scuola».

Favilla avverte inoltre che, senza un cambio di rotta nella politica contrattuale, la scuola pubblica italiana rischia di rimanere imbrigliata in logiche burocratiche, dove a pagare il prezzo dell’immobilismo sono sempre coloro che operano quotidianamente nelle aule, negli uffici e tra i corridoi della scuola con funzioni di vigilanza e decoro.

Per la FENSIR, dunque, la priorità non è solo chiudere il contratto, ma cambiare metodo e prospettiva, restituendo alla contrattazione collettiva la sua funzione originaria: rappresentare i lavoratori!

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