Favilla: “La libertà dei docenti è un diritto costituzionale, non un privilegio da revocare”
FENSIR: “Giannelli guarda al passato. La scuola non è un’azienda, ma una comunità educativa”
Favilla: “La libertà dei docenti è un diritto costituzionale, non un privilegio da revocare”
Le recenti dichiarazioni del Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP), Antonello Giannelli, durante l’ottavo convegno nazionale dell’associazione, hanno riacceso un dibattito che il mondo della scuola sembrava aver superato: quello sull’assunzione diretta dei docenti da parte delle scuole e sull’idea di una permanenza obbligata dei docenti nella stessa sede di servizio.
Nel corso dell’intervista, Giannelli ha ribadito la necessità di introdurre nella scuola italiana una figura di “middle management” – un livello intermedio tra la dirigenza e il corpo docente – che supporti il dirigente nelle numerose attività gestionali e amministrative, argomento che tratteremo in un articolo specifico.
Ma la parte più controversa del suo intervento riguarda la proposta di reclutamento diretto dei docenti da parte delle scuole, con colloqui individuali e una stabilità assoluta nella sede di assunzione, senza possibilità di trasferimento.
“Le scuole dovrebbero poter assumere direttamente i docenti – ha dichiarato Giannelli – con colloqui condotti dal dirigente e dai docenti della materia. In questo modo si supererebbe il precariato e si garantirebbe stabilità fin dal primo giorno di scuola. Il docente diventerebbe docente di quella scuola, non di un’amministrazione centrale. Bisogna superare la logica di chi cambia sede ogni anno solo per avvicinarsi a casa.”
Favilla (FENSIR): “Un modello che cancella libertà e pluralismo”
La posizione della FENSIR, espressa dal Segretario Generale Giuseppe Favilla, è ferma e critica.
Per Favilla, l’idea di Giannelli non rappresenta una riforma moderna, ma un ritorno a un modello già sperimentato e fallito: quello introdotto dalla legge 107/2015, la cosiddetta Buona Scuola, che tentò di affidare ai dirigenti scolastici il potere di scegliere i docenti tramite “chiamata diretta”.
“Il Presidente ANP – afferma Favilla – sembra voler fare un salto indietro di dieci anni. La legge 107 aveva già provato a spostare il baricentro del reclutamento verso i dirigenti, ma quell’impianto non funzionò. Lo ricordo bene: all’epoca, come collaboratore del dirigente, partecipai alla selezione dei docenti attraverso la valutazione dei curricula. Fu un’esperienza positiva solo a metà. Quell’esperienza ci ha insegnato che la scuola pubblica non può adottare modelli aziendali di selezione del personale.”
“La libertà del docente è una garanzia per tutti”
Secondo la FENSIR, il modello proposto da Giannelli presenta tre gravi criticità di fondo:
- Riduzione della libertà professionale dei docenti:
Legare il docente a vita a una singola scuola significa negargli la possibilità di crescita, di mobilità e di cambiamento, principi garantiti dalla Costituzione e dal contratto collettivo nazionale. - Rischio di discrezionalità e clientelismo:
Affidare la selezione ai dirigenti e ai consigli di docenti potrebbe aprire la porta a logiche soggettive, preferenze personali o valutazioni non meritocratiche, minando la trasparenza e l’imparzialità del sistema pubblico. Purtroppo rischio sempre presente, in tutti i contesti. - Aziendalizzazione della scuola:
L’idea di una “scuola-azienda”, dove il dirigente gestisce personale selezionato e vincolato, è lontana dalla natura educativa, democratica e collegiale dell’istituzione scolastica.
La scuola non produce profitto, ma forma cittadini. Applicare modelli aziendali a contesti educativi rischia di snaturare il senso stesso del servizio pubblico.
“Oggi – aggiunge Favilla – la scelta migliore resta quella che fa il docente. La libertà di insegnamento e la possibilità di cambiare scuola non sono ostacoli, ma garanzie di qualità. I motivi per cui un docente scelga di cambiare scuola possono essere anche di carattere ambientale. Non si può pensare di costruire una scuola migliore togliendo libertà a chi ci lavora dentro.”
Autonomia sì, ma con regole comuni e trasparenti
La FENSIR riconosce la necessità di modernizzare la gestione scolastica e di alleggerire il carico amministrativo dei dirigenti, ma ritiene che ciò debba avvenire senza sacrificare diritti fondamentali né creare nuovi squilibri interni.
Per questo motivo, Favilla rilancia un concetto di autonomia responsabile, basata su criteri uniformi, formazione condivisa e valorizzazione del merito, ma all’interno di regole nazionali comuni.
“L’autonomia non deve diventare sinonimo di isolamento o arbitrio. È giusto rafforzare la struttura organizzativa delle scuole, ma la linea di confine tra gestione e libertà va mantenuta. I docenti non possono essere trattati come risorse aziendali, ma come professionisti della formazione e della crescita civile del Paese.”
Per la FENSIR, la scuola italiana ha bisogno di stabilità, competenza e coesione, ma non a scapito della libertà professionale.
Il sistema scolastico pubblico è una rete nazionale, fondata su principi di uguaglianza, trasparenza e partecipazione: valori che non possono essere compressi da logiche manageriali o da modelli organizzativi di tipo privatistico.
“Difendere la libertà e la dignità del lavoro docente – conclude Favilla – significa difendere la scuola pubblica stessa. L’autonomia va costruita nel rispetto delle persone, non sostituendo il principio educativo con un modello aziendale. La scuola è una comunità di apprendimento e di valori, non una catena di comando.”
“Per superare il precariato – conclude Favilla – non è necessario affidare l’assunzione dei docenti ai Dirigenti, ma che vengano assunti i docenti sul 100% dei posti liberi e vacanti anche in organico di fatto. Anzi superare definitivamente i due organici, di fatto e di diritto, considerando un solo organico. Come fare? Le proposte ci sono è la volontà che manca”.

